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giovedì 21 Novembre 2024
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Antonio Quarta: “È l’eccessiva liberalizzazione delle licenze il problema principale dei bar”

L'imprenditore: "Come torrefattori, siamo messi a dura prova da un proliferare incontrollato di attività commerciali, che causano un vero disastro economico. Chi ha varato il decreto Bersani sembra non aver considerato la legge fondamentale dell'economia: l'offerta e la domanda. Questa legge è stata violata, aumentando eccessivamente l’offerta con l'apertura di locali di somministrazione in un momento storico in cui la domanda è già in declino a causa della denatalità, dell'invecchiamento della popolazione, della diminuzione dell'occupazione e della crisi economica"

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MILANO – L’imprenditore leccese del caffè Antonio Quarta, ben noto a tutto il settore per la sua attività di torrefattore e di ex presidente dell’Associazione italiana torrefattori, interviene in merito alle riflessioni emerse durante la tavola rotonda organizzata dalla Fipe a Host “Rilanciamo i bar” (ne abbiamo parlato qui) in cui è stato fatto il punto della situazione dei punti vendita in Italia.

Il talk ha visto la presenza del vicedirettore generale Fipe-Confcommercio, Luciano Sbraga, Igor Nuzzi (regional director Italy & Iberia Lavazza Group), Barbara Mutti (project manager industry AFH TradeLab) e Josep Feixa (direttore vendite Italia Gruppo Cimbali).

Antonio Quarta sostiene che il principale problema del settore dei bar sia da attribuirsi alla liberalizzazione eccessiva delle licenze, avvenuta ben prima del Covid e di altri fattori. Leggiamo di seguito la sua opinione.

La situazione dei bar in Italia

di Antonio Quarta

“Ho seguito con interesse le riflessioni emerse durante la tavola rotonda di Host Milano dal titolo “Rilanciamo i bar“. Desidero condividere ora alcune idee che, in parte, completano quanto emerso nel dibattito.

Credo fermamente che il principale problema che sta colpendo il settore dei bar e della somministrazione sia da attribuirsi alla liberalizzazione eccessiva delle licenze, avvenuta ben prima del Covid e di altri fattori. Come torrefattori, siamo messi a dura prova da un proliferare incontrollato di attività commerciali, che causano un vero disastro economico. Chi ha varato il decreto Bersani sembra non aver considerato la legge fondamentale dell’economia: l’offerta e la domanda.

Questa legge è stata violata, aumentando eccessivamente l’offerta con l’apertura di locali di somministrazione in un momento storico in cui la domanda è già in declino a causa della denatalità, dell’invecchiamento della popolazione, della diminuzione dell’occupazione e della crisi economica”.

La liberalizzazione delle licenze

“La liberalizzazione selvaggia del settore della somministrazione, teoricamente pensata dai politici per favorire l’occupazione, ha favorito la legge del più forte. Molti locali danneggiati dalle nuove aperture non riescono a coprire i costi fissi e chiudono i battenti, lasciando spazio ai grandi gruppi che, con la loro forza economica, fanno proliferare catene di bar, caffetterie e ristoranti, esattamente l’opposto di quanto si voleva ottenere.

La deregulation totale, in un contesto precedentemente disciplinato da leggi e regolamenti, ha portato a un “liberi tutti” che in economia politica è noto come “cannibalismo commerciale”.

Questo fenomeno, evidente ogni giorno con l’apertura di nuovi locali in aree già ben servite, crea una concorrenza talvolta sleale con effetti contrari agli obietti iniziali.
Per non parlare del valore delle licenze, un grande patrimonio degli esercenti che con un colpo di spugna è stato azzerato…. e tutte le associazioni sono rimaste in silenzio.

È facile per la politica scaricare parte del problema occupazionale sul nostro settore, facendo aprire a chiunque (comunque e ovunque) attività di somministrazione, anche se è chiaro che la legge del più forte sta prevalendo, trasformando la competizione in una lotta di sopraffazione, dove non conta essere più bravi, ma semplicemente più forti nel fronteggiare un regime di concorrenza ormai fuori controllo.

La totale assenza di regole conduce inevitabilmente al disastro, anche in un contesto di liberalizzazione. È essenziale rivedere le distanze e allargare le maglie delle licenze, ma ciò dovrebbe avvenire con criterio, evitando aperture indiscriminate senza alcun raziocinio.

L’apertura incontrollata è come una bomba a grappolo: provoca danni ingenti che si ripercuotono su decine di soggetti economici (dai dipendenti alla filiera, dagli affitti agli arredatori e a tutto il resto)”.

Antonio Quarta conclude così la sua riflessione: “È necessario agire con responsabilità per evitare che questa situazione comprometta irreversibilmente il settore e danneggi gravemente l’intero indotto che gravita attorno ad esso”.

di Federico Adacher

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