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venerdì 22 Novembre 2024
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Il cibo che sfida il cambiamento climatico con la coltivazione combinata di cacao e caffè a Cuba: talk a Firenze, 8/11

Al centro del dibattito una riflessione sui modelli di agricoltura tradizionali che possono contrastare gli effetti del cambiamento climatico (adattandosi e riducendo i consumi energetici), fornire sostentamento economico e in termini di cibo alle popolazioni locali e contribuire pertanto a ridurre i flussi migratori di natura economica e climatica. Ma anche contrastare gli effetti dei conflitti, come nel caso della guerra in Ucraina, dove a pagare il prezzo maggiore della carenza di grano sono stati i Paesi del sud del mondo

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FIRENZE – Le viti allevate in nicchie ricavate nel terreno vulcanico di Lanzarote, ma anche il Prosecco le cui uve vengono raccolte a mano su ciglioni vitati con pendenza del 70% nell’area riconosciuta come Patrimonio Unesco; i vigneti terrazzati di Lamole nel Chianti Classico e quelli della Valtellina; i pistacchi coltivati sulle pendici dell’Etna e l’olio di Vallecorsa, prodotto su superfici rocciose nel Lazio.

I modelli di agricoltura tradizionale contro il climate change: il dibattito a Firenze

E ancora: la coltivazione combinata di caffè e cacao lungo il massiccio della Sierra Maestra a Cuba; la produzione di datteri in Tunisia, dove le palme ombreggiano i frutteti e gli ortaggi sottostanti; le rose per la realizzazione di tè e acqua di rose in Iran; gli isolotti semoventi coltivati sul Lago Inle in Myanmar.

Sono alcuni dei modelli di agricoltura tradizionale in grado di sfidare il climate change e ridisegnare la geografia del mondo, individuati in 4 anni di progetto internazionale co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e coordinato dall’Università di Firenze.

caffè cuba
Agricoltura a Cuba (foto: Mauro Agnoletti)

Se ne parlerà mercoledì 8 novembre all’Auditorium Sant’Apollonia (via San Gallo 25, Firenze) dalle ore 10, in occasione di “Tradizione per la Transizione: l’Agricoltura della Resilienza”, giornata di studi che vedrà gli interventi dei rappresentanti di FAO, Unesco, università, Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Sovranità alimentare, Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Regione Toscana e territori.

Al centro del dibattito una riflessione sui modelli di agricoltura tradizionali che possono contrastare gli effetti del cambiamento climatico (adattandosi e riducendo i consumi energetici), fornire sostentamento economico e in termini di cibo alle popolazioni locali e contribuire pertanto a ridurre i flussi migratori di natura economica e climatica.

Ma anche contrastare gli effetti dei conflitti, come nel caso della guerra in Ucraina, dove a pagare il prezzo maggiore della carenza di grano sono stati i Paesi del sud del mondo.

Il programma

Apre i lavori alle ore 10 Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra Unesco Paesaggi del patrimonio agricolo (UNI FI) e Coordinatore scientifico del progetto.

Previsti gli interventi di Stefania Saccardi, vice-presidente della Regione Toscana, Luca De Carlo, presidente commissione Agricoltura del Senato, Sergio Marchi, capo segreteria tecnica ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), Maurizio Martina, vice-direttore aggiunto FAO, Bruno Archi, rappresentante permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite a Roma, Simone Orlandini, direttore dipartimento Dagri Università degli Studi di Firenze, Daniela Toccafondi, presidente PIN – Polo Universitario Città di Prato.

Tra gli speaker Cristian Giardina – USDA Research Center Hawaii, USA, Angelo Barone, presidente Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, Carlo Francini, Coordinatore rete italiana siti Unesco, Canio Alfieri Sabia, direttore generale sviluppo economico, lavoro e i servizi alla comunità della Regione Calabria.

Il pomeriggio sarà dedicato alle best practices individuate in Italia, per conoscere come la riscoperta dei modelli agricoli tradizionali ha impattato sul territorio rurale, sia dal punto di vista della qualità della vita che di attrazione turistica e di ritorno in termini economici.

Un viaggio tra prodotti enogastronomici d’eccellenza e paesaggi del Paese iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici del Masaf, guidati dalla voce di sindaci, consorzi e imprenditori agricoli: dalle colline del Prosecco, recentemente riconosciute anche patrimonio Unesco, all’area dove nasce il vino Soave, sito iscritto nel Programma FAO GIAHS in Veneto, dalla Valdichiana, che ancora porta le tracce della bonifica promossa dal Granduca Leopoldo di Lorena, alle pendici terrazzate della Valtellina, dal paesaggio storico di Lamole ai vigneti recuperati sull’Isola del Giglio, passando per i castagneti plurisecolari di Moscheta, sull’Appennino Tosco-Emiliano, e i paesaggi policolturali di Fibbianello, Trequanda, Pienza e Montepulciano.

Il progetto

L’appuntamento nasce come giornata di studi conclusiva del progetto “Building capacity: corso internazionale avanzato applicativo su GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems) per la valutazione della resilienza in tre diversi contesti socio-ambientali e bioculturali: Africa, Asia e America Latina”, iniziativa collegata al Programma FAO GIAHS e co-finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) che vede come soggetto attuatore il Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze e il Polo universitario città di Prato (PIN) in qualità di partner.

In quattro anni di progetto sono state sviluppate 4 edizioni di un Master Internazionale diretto a formare veri e propri manager del territorio rurale, provenienti da Asia, Africa, Centro e Sud America, ma anche dall’Europa, in grado di identificare e gestire siti caratterizzati dalla presenza di sistemi agro-silvo-pastorali di tipo tradizionale che continuano ad assicurare il mantenimento delle conoscenze ancestrali, dell’agro-biodiversità, dei valori culturali e del paesaggio.

In quattro anni di master sono stati formati oltre 60 studenti, di cui 29 donne, provenienti da 25 Paesi diversi, tra cui Kenya, Etiopia, Tunisia, Cuba, Colombia, El Salvador, Pakistan, Somalia e Myanmar e sono stati individuati 40 paesaggi agricoli potenzialmente iscrivibili al Programma GIAHS della FAO: i risultati del progetto sono stati oggetto di 12 articoli e 4 monografie scientifiche.

La mostra

Proprio questi luoghi sono al centro della mostra fotografica “Patrimonio agricolo mondiale: alla scoperta dell’agricoltura della resilienza” che sarà presentata in anteprima all’Auditorium Sant’Apollonia durante la giornata dell’8 novembre.

La mostra, destinata a diventare itinerante, è organizzata da Horizons s.r.l. spin-off dell’Università di Firenze nell’ambito delle attività del progetto “GIAHS Building Capacity”.

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