MILANO – Sono in corso la quinta “World Coffee Conference” e il “136° Council” dell’ICO a Bangaluru in India, dal 25 al 29 settembre. A questo appuntamento, Max Fabian, imprenditore triestino noto a tutti nel settore come leader nel settore della decaffeinizzazione, consegnerà al suo successore il testimone dell’incarico di presidente del Consiglio dell’ICO, proprio durante lo stesso appuntamento.
Max Fabian: un anno come presidente del Consiglio, com’è andata?
“Bene, perché l’ICO sta facendo molto per rinnovarsi e per essere punto di riferimento nel mondo del caffè sempre di più.
E’ l’unica organizzazione intergovernativa di settore e sta coinvolgendo sempre più anche la parte privata.
Questo è sicuramente un elemento vincente, insieme all’aver trovato un direttore esecutivo dinamico come Vanusia Nogueira, che arriva dal privato ed è una persona che ha dato ulteriore impulso all’organizzazione. La quale si trova a fronteggiare, come tutto il mondo del caffè di cui fa parte, l’argomento sostenibilità.
E’ stato dunque un anno positivo, un’esperienza di rinnovamento e di slancio.”
Il nome del successore?
“Enselm Gouthon, del Togo.”
Come procede il processo di ratifica del nuovo accordo internazionale? Le novità introdotte potrebbero indurre Paesi come gli Stati Uniti e il Guatemala a rientrare nell’ICO?
“Sì. Nel momento in cui l’ICO dimostrasse di diventare il cardine per determinati argomenti del caffè, i player importanti come gli Stati Uniti, l’Uganda e Guatemala potrebbero ripensare di tornare e, certamente, è uno degli obiettivi dell’organizzazione riaverli.
Lo dobbiamo fare dimostrando. come già stiamo facendo, che l’ICO non è un’organizzazione meramente burocratica, ma efficace, efficiente, che lavora per il settore fornendo strumenti utili per migliorarlo.”
A che punto è l’attuazione degli obiettivi della task force Road Map 2020-2030. Quali sono i vantaggi derivanti dall’adozione della metodologia Anker nel definire i valori di riferimento?
“La Task Force lavora su aspetti molto pratici e tecnici, sul campo, per cercare anche di dare slancio a progetti di cooperazione e sviluppo e per affrontare le problematiche che possono derivare dalle implementazioni di normative di settore.
La metodologia Anker, usata per la stima del salario minimo, è uno strumento utile per conseguire l’obiettivo della crescita economica dei produttori: prima cercando di eliminare la povertà, passando per un livello di redditività decente, fino a far sì che questo si evolva ulteriormente e che il caffè diventi una fonte di benessere per le famiglie.”
Parliamo dei temi della prossima conferenza mondiale: sostenibilità, economia circolare, agricoltura rigenerativa.
Quale contributo può dare l’ICO per far sì che sostenibilità e circolarità vengano pienamente percepite dalla filiera caffè mondiale e diventano un principio fondante dell’economia caffearia?
“L’ICO può innanzitutto spargere il verbo attraverso lo stimolo di progetti di cooperazione e sviluppo, che diano slancio in questo senso. In più, l’ICO è punto di riferimento per conoscenza di dati, ovvero la parte statistica.
Ma non solo: anche per tutte le informazioni che possono essere condivise, pre competitive, e che possono essere messe a disposizione del settore.
Ad esempio, stiamo partendo con un’iniziativa di un centro per l’economia circolare del caffè a Torino, sostenuti tra gli altri dalla Fondazione Lavazza.
Sicuramente ICO può aiutare a costruire capacità in tutti i paesi che cercano una spinta verso la sostenibilità, il cui stimolo arriva in primis dall’Europa ed è già presente in altri paesi. ”
Quali sono destinate ad essere le fonti di finanziamento più importanti dei progetti promossi dall’ICO nel futuro?
“E’ un lavoro in corso. C’è la volontà di creare un Coffee Resilience Fund, per far sì che si possano finanziare progetti in quest’ottica, affinché il settore sia, appunto, “resiliente”.
E stiamo realizzando una mappatura di tutte quelle che sono le possibili fonti di finanziamento da impiegare a questo fine: ce ne sono tante, chiaramente va fatto un lavoro di affinamento per far sì che tutti gli sforzi e le risorse siano utilizzati in maniera efficiente, senza creare doppioni che non ottimizzano l’utilizzo delle risorse disponibili.”
Uno sguardo all’Italia: cosa ci può dire sul ruolo svolto dalle istituzioni del nostro paese e dall’industria italiana nell’ambito dell’ICO?
“L’Italia è un punto di riferimento per il caffè, in quanto secondo Paese d’Europa per importazione, per trasformazione industriale del caffè e, anche, riferimento a livello mondiale (siamo quarti come industria e commercio, dopo Stati Uniti, Brasile e Germania).
Le istituzioni italiane sono coscienti di questo e seguono seguono con attenzione, tant’è che sono arrivato alla presidenza del Consiglio, ma teniamo presente che in sede ICO tutte le nazioni appartenenti all’UE delegano proprio all’Unione di rappresentarle.”
Ora siamo a fine mandato: quali sono le sue impressioni personali sul ruolo e sull’incidenza reale dell’ICO nelle dinamiche delle economie caffearie mondiali
“L’ICO ha avuto un’evoluzione storica interessante. Nasce nel 1963 in ambito ONU, con un primo obiettivo di gestire le quote, che restano in vigore fino al concludersi degli anni ’80.
Fino ad allora è un centro fondamentale per il caffè, perché è qui che vengono decise cose rilevanti sul business di questa materia prima.
E da qui si rilancia, trovando alcune linee d’azione importanti, che sono in particolare i dati statistici e i progetti di cooperazione e sviluppo, che per un lungo tempo l’ICO porta avanti collaborando con il Common Fund for Commodities.
Quest’ultimo nel 2014 cambia completamente modalità operativa e l’ICO deve ritrovare un finanziatore principe.
Nel frattempo avvengono anche delle uscite importanti, come quella degli Stati Uniti, che riducono molto la sua dimensione operativa.
Con l’arrivo di Vanusia e mio, l’ICO ha cambiato di nuovo trend: mantiene il fatto di essere un punto fondamentale per la statistica, un asset di grande valore che l’ICO offre al settore;
e vuole rilanciare l’operatività in sede di progetti di cooperazione e sviluppo, cominciando col mappare quelli fatti e i potenziali finanziatori, per dare nuovo slancio con maggiore enfasi a questa parte.
Terzo punto, sempre più importante, è l’essere sede privilegiata del dialogo intergovernativo, prima multilaterale e poi, eventualmente, bilaterale sulle varie problematiche di implementazioni di normative sul caffè che vengono via via emanate e devono esser possibilmente coordinate: quando attuate da un Paese Consumatore, quale ad esempio l’Unione Europea, poi coinvolgono di conseguenza i Paesi Produttori. Perché nei Paesi Consumatori normalmente il caffè non si produce.
La mia impressione è che stiamo andando nella direzione corretta. Abbiamo preso uno slancio molto positivo.
Ovviamente un anno è breve e passa veloce, bisogna quindi continuare su questa strada per perseguire degli obiettivi pratici e concreti, che vengono sollecitati anche dalla parte privata attraverso la sua ampia rappresentanza: la “Coffee Public Private Task Force, il Private Sector Consultative Board e, in futuro, il Board of Affiliate Members, che sarà un ulteriore organo della parte privata, degli enti non governativi e della società civile, che avrà in più una rappresentanza effettiva all’interno del Consiglio dell’ICO.
Quindi continua questo dialogo virtuoso tra privato e pubblico. ”
Concludiamo parlando di statistiche, molto importanti in un momento in cui moltissime organizzazioni stanno riducendo il numero dei dati, che cosa sta facendo l’ICO per migliorare qualità, completezza e affidabilità delle tabelle che condivide e divulga?
“L’ICO sta innanzitutto lavorando su un rinforzo dell’ufficio statistico. Fondamentali sono la raccolta e la verifica dei numeri: per esempio, è stato inserito nel nuovo accordo del 2022 la possibilità di un arbitraggio, laddove non si arrivi a concordare sulla correttezza dei dati forniti da un determinato Paese.
Questo finora non era possibile: quello che veniva comunicato, se non ritenuto perfettamente corretto, difficilmente poteva esser messo in discussione.
Invece ora, qualora gli uffici non fossero d’accordo, potrebbero chiedere un arbitraggio in sede ONU. La possibilità di farlo – anche se raramente si arriverà a quel punto – è uno stimolo per avere una ancor maggiore accuratezza dei numeri.
Quindi: a) rinforzo della struttura che si occupa di statistica. b) un inserimento di questo tipo nel contesto dell’accordo 2022. c) Il cercare risorse per far sì che queste statistiche siano sempre più accurate.
Queste tre cose insieme spingono ulteriormente nella corretta direzione per realizzare qualcosa che è di notevole importanza per ICO e mondialmente per il caffè.”
I prossimi impegni internazionale per Max Fabian a parte il congresso dell’ICO?
“Continuo ad essere impegnato in primis nella mia azienda Demus e nelle varie associazioni, quali l’ECF, la European Coffee Federation. Inoltre, ho prospettive di ulteriori impegni internazionali: vedremo cosa il destino mi riserva e incrociamo le dita.”