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venerdì 22 Novembre 2024
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Bar: il modello classico è meno frequentato, vengono premiati quelli innovativi

La tendenza, anche a Bergamo, è quella dei locali multitasking: panifici, pasticcerie, bar e ristoranti a mezzogiorno e sera con una diversificazione dell’offerta in grado di soddisfare una domanda quanto più ampia possibile

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Rispetto a un tempo, vengono apprezzati soprattutto i locali e i bar innovativi nella proposta e nell’arredo. Le persone tendono, però, a frequentare sempre di meno i bar tradizionali senza una diversificazione dell’offerta. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Donatella Tiraboschi per il quotidiano Il Corriere della Sera.

L’evoluzione del bar nel tempo

BERGAMO – Eravamo quattro amici al bar, cantava Gino Paoli nella ben nota canzone. Sì, ma che tipo di bar era e, soprattutto, è ancora in attività? Viene da chiederselo a fronte dei cambiamenti del terziario che seguono le tendenze e i fenomeni sociologici. Uno su tutti: “Oggi la gente frequenta meno i bar e molto di più i ristoranti“, osserva il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini, riavvolgendo il nastro indietro di un quarto di secolo: si rifà al decreto Bersani del 1998 cui sono seguite altre vicende normative all’insegna di una liberalizzazione che ha accresciuto il numero di esercizi senza un aumento corrispondente della domanda.

Il risultato? Un decennio di aperture a raffica di nuovi bar, se non che “adesso le abitudini dei consumatori sono cambiate e — ribadisce Fusini — al bar ci si va sempre meno, prediligendo invece il ristorante”.

La diversificazione dell’offerta

Anche questo è un grande fiume del cibo che scorre dove confluiscono un’infinità di rivoli. C’era una volta il cinese, regno indiscusso degli involtini primavera e del riso alla cantonese. Ora, invece, è “un’offerta tra le tante ormai, perché — prosegue il direttore dell’Ascom — stiamo assistendo all’affermarsi della ristorazione etnica in tutte le salse, dal giapponese al fusion al pokè, che rappresentano un must in particolare per le giovani generazioni. E ovviamente i consumi fanno il paio, anzi danno luogo al radicamento di un’imprenditoria straniera che è pronta a sfruttare questa tendenza”.

Pur con tutti i “se” e i “ma”, quello dei bar è un comparto che dopo le pene infernali della pandemia ha saputo risollevarsi, al netto di una desertificazione commerciale che colpisce i paesi più piccoli e le zone montane “dove un bar — osserva Fusini — rappresenta qualcosa di più di un semplice esercizio in cui andare a bere il caffè, ma diventa un elemento della socialità. Per questo sono attività che andrebbero sostenute con contributi pubblici”.
C’è poi il fattore “moda”, se così vogliamo chiamarlo, perché anche i pubblici esercizi funzionano se dotati di un appeal attrattivo capace di stare al passo con i tempi. La tendenza, anche a Bergamo, è quella di locali multitasking: panifici, pasticcerie, bar e ristoranti a mezzogiorno e sera con una diversificazione dell’offerta in grado di soddisfare una domanda quanto più ampia possibile.
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