MILANO – Non importa che ora o che giorno sia: “ci prendiamo un caffè” è una frase che sa innescare come nessun’altra un rituale di socialità. Perché il caffè è un vero proprio rompighiaccio, che svela il desiderio di approfondire una conoscenza, ritrovare un legame, rafforzare un’amicizia. Può essere bevuto in diversi modi, preparato con i metodi più disparati, ma riesce comunque a mettere tutti d’accordo. Il piacere di bere un buon caffè non risiede infatti solo nell’apprezzarne il gusto, l’aroma o gli effetti energizzanti, ma soprattutto nella bellezza di condividerlo con qualcuno di speciale.
Caffè e socialità: le preferenze degli italiani
Anche quest’anno il Consorzio promozione caffè si è avvalso dell’expertise di AstraRicerche per indagare l’evoluzione delle abitudini di consumo del caffè da parte degli italiani. Secondo la recentissima indagine, condotta lo scorso giugno, quasi l’80% dei nostri concittadini beve caffè tutti i giorni e circa il 33,7% degli intervistati afferma di consumarlo al bar proprio per assaporarne la convivialità, per il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il barista o gli altri clienti.
La survey ci mostra inoltre come siano molti i coffee lover che preferiscano bere il caffè in luoghi di socialità piuttosto che a casa: su 100 caffè infatti, circa 14 vengono bevuti al bar; ma sono anche tanti quelli consumati proprio a casa di amici o conoscenti (quasi 10 su 100) sul luogo di lavoro (12,2 su 100) di studio (4 su 100), ma anche al ristorante (6,5 su 100) e nei locali di intrattenimento (circa 4 su 100). Una fotografia che dimostra come il caffè sia un vero e proprio catalizzatore sociale, in grado di unire le persone e favorire lo scambio.
Le tradizioni made in Italy
Concedersi un caffè con un amico è da sempre una delle piccole ma fondamentali gioie della vita. Non deve quindi stupire che esistano delle vere e proprie tradizioni legate al caffè e alla condivisione, che affondano le proprie radici in secoli lontani e attraversano i popoli, le culture e i continenti del nostro mondo. Parlando del Made in Italy, come non citare il caffè sospeso, l’usanza della tazzina di espresso lasciata in regalo al cliente successivo.
Un semplice, anonimo gesto di generosità nato nei bar di Napoli, che negli anni ha ispirato tante iniziative di solidarietà in tutto il mondo. E sempre all’ombra del Vesuvio nasce anche la cuccumella, la caffettiera che rappresenta il gusto dell’attesa: a differenza dell’espresso, pronto in pochi minuti, con la cuccumella ci si affida ad una preparazione lenta, in grado di regalare agli ospiti il piacere di scambiare due chiacchere.
Salendo in Valle d’Aosta, invece, esiste un caffè che è un vero e proprio sigillo di fratellanza, conosciuto come il “caffè dell’amicizia” e che trae le sue origini da una usanza che lega la cultura italiana a quella araba: bere insieme da uno stesso tipico recipiente, detto grolla o coppa dell’amicizia, una bevanda a base di caffè lungo, grappa e limone.
Caffè e condivisione all’estero
Andando oltre i nostri confini, vediamo invece come il caffè possa assumere anche un ruolo spirituale quando si parla di celebrare la convivialità. In Turchia, servire il caffè per amici e ospiti è considerata un’arte, che consiste nel preparare la bevanda nelle cezve, delle particolari tazze in ottone.
Dopo un primo giro, il caffè viene messo nuovamente sul fuoco per poi riempire le tazzine che vengono lasciate appositamente a metà. Anche in questo caso la lentezza della cerimonia si trasforma in bellezza di stare insieme e socializzare.
In Etiopia, il caffè è considerato addirittura una bevanda sacra e la cerimonia è un’esperienza unica, dedicata proprio all’amicizia.
Agli ospiti vengono mostrati i chicchi tostati, così da farne apprezzare tutta la qualità, dopodiché il caffè viene macinato e poi versato nella jebena, una tradizionale pentola d’argilla. Una volta pronto, viene prima versato alle persone più anziane per poi fare altri tre giri: la terza tazza di caffè viene chiamata baraka e serve per benedire l’amicizia tra i presenti.
Ma anche gli abitanti della Giordania, in particolare le tribù di beduini, sono dei veri e propri cultori dell’accoglienza: durante la cerimonia della jaha viene consumato nel deserto un rituale di amicizia che ha come protagonista proprio il caffè, bevuto amaro in tre sorsi che rappresentano gioia, ospitalità e benvenuto.
“Come da tempo sosteniamo, il caffè non rappresenta soltanto un’esperienza di gusto, ma anche un momento di condivisione, un vero e proprio rito sociale. Le tradizioni legate alla preparazione e la familiarità del suo aroma riescono a rendere ogni atmosfera accogliente e confortevole, favorendo la conversazione e lo scambio. È quando lo beviamo in compagnia di un amico, quando lo prepariamo per riservare a qualcuno un’attenzione speciale, quando diventa un’occasione per ritrovarsi, che il caffè assume un sapore veramente unico” commenta Michele Monzini, presidente di Consorzio promozione caffè.
Il caffè, insomma, è bevanda capace d’unire e superare, con un sorso, barriere e diversità. Quindi cosa aspettate? Celebrate la giornata mondiale dell’amicizia offrendo un buon caffè ad un amico.