MILANO – Meno caffè brasiliano nei commerci mondiali: secondo i dati mensili diffusi da Cecafé, l’export di caffè in tutte le forme del Brasile ha subito una flessione del 10,2% nel corso dell’annata di raccolto 2022/23 (luglio-giugno), fermandosi a 35.625.978 sacchi, minimo storico dal 2017/18.
Le esportazioni di caffè verde sono state analogamente in calo del 10,6%, a 31.804.151 sacchi, di cui 30.336.903 di arabica (-8%) e 1.467.248 di robusta (-43,8%).
Negativo anche l’andamento delle vendite all’estero di solubile, a loro volta in calo del 7,1%, a 3.821.827 sacchi, in massima parte di solubile.
Gli Usa rimangono il principale paese di destinazione del caffè brasiliano, con un export pari a 6,857 sacchi, inferiore del 13,8% a quello registrato nell’annata anteriore.
Gli imbarchi alla volta della Germania subiscono un calo del 14,5%, a 5,165 sacchi. Più contenuta la flessione dei volumi esportati verso l’Italia, terzo cliente del Brasile, che sono stati pari a 2,986 milioni (-4,8%) e verso il Giappone (-4,7%), pari a 2,069 milioni.
Dietro ai mercati storici troviamo sorprendentemente la Colombia, che ha importato dal Brasile 1,738 milioni di sacchi (+38,9%), che sono andati a coprire i consumi interni compensando la minore produzione nazionale, destinata principalmente all’export.
Crescono anche gli imbarchi verso la Turchia (1,165 milioni; +18,6%), l’Olanda (1,023 milioni; (+54,8%), l’Argentina (883.854 sacchi; +14,8%) e la Corea del sud (870.446 sacchi; +12,4%).
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