Firenze ha un bar o un ristorante per ogni 31 abitanti nel centro storico. Dai dati emerge che il regolamento Unesco adottato da Palazzo Vecchio nel 2016 per fermare la proliferazione dei locali food & beverage sta avendo comunque degli effetti di contenimento: in tre anni, dal 2019 al 2022, il totale delle attività di commercio alimentare è passato da 2.075 a 2.047. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giulio Gori pubblicato per Il Corriere della Sera.
I ristoranti e i bar a Firenze
FIRENZE – Nel centro storico di Firenze c’è un bar o un ristorante ogni 31 abitanti. È il dato impressionante dell’area Unesco, con 1.208 locali di somministrazione di bevande o alimenti su 37.494 residenti. Tendendo conto anche delle botteghe di commercio alimentare (pizzicagnoli, macellai, salumieri), che in centro sono 839, nel complesso c’è un’attività legata al mangificio ogni 18 fiorentini.
Un’ulteriore riprova del fatto di un sistema economico-commerciale che, per prosperare, deve reggersi per gran parte sui turisti e che per questo si rivolge sostanzialmente a loro. Sono i numeri, relativi al 31 dicembre scorso, che la vice sindaca Alessia Bettini ha dato in risposta a un’interrogazione del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi.
I dati
Dai dati emerge che il regolamento Unesco adottato da Palazzo Vecchio nel 2016 per fermare la proliferazione del mangificio sta comunque avendo degli evidenti effetti di contenimento: se infatti questo tipo di attività “nel decennio 2005-2015 risultavano più che triplicate — ha spiegato Bettini — con l’entrata in vigore del regolamento il trend di crescita di attività alimentari nel centro storico, tra commercio e somministrazione, è diminuito sensibilmente”. In tre anni, dal 2019 al 2022, il totale è passato da 2.075 a 2.047.
Ma dividendo i dati per tipologia, emerge qualcosa di diverso. Le attività di somministrazione, se nel 2019 erano 1.190, nel 2022 sono diventate 1.208. Diciotto in più. La crescita, comunque contenuta, diventa tuttavia significativa, non soltanto perché la pandemia non sembra aver sortito effetti (tanto che anche nel 2020 e nel 2021 erano lentamente cresciute), quanto perché invece calano le attività di commercio alimentare: le botteghe, che sono anche ad uso anche dei residenti, dal 2019 sono passate da 885 alle 839 dello scorso 31 dicembre. 46 in meno.
Se per mangiare una fetta di pizza al taglio o un panino c’è l’imbarazzo della scelta, è invece sempre più difficile comprare il pane, il latte o le uova.
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