LONDRA – Mario Bruzzone, managing director di Marketing Projects House, azienda di consulenza internazionale per i settori FMCG (Fast Moving Consumer Goods) e Retailing ed ex amministratore delegato dell’azienda Ferrero UK, racconta in una breve intervista a Primocanale la nascita e l’introduzione dei Ferrero Rocher nel Regno Unito, lanciati quarant’anni fa nel 1983.
Mario Bruzzone racconta: “Sono entrato in Saiwa subito dopo il diploma. All’inizio del 70 mi sono spostato a Milano e sono diventato direttore marketing della Plasmon, dove oltre ai biscotti e agli omogeneizzati ho lanciato una mia idea: la linea Misura. Nel 1981 inizia il racconto di un prodotto fantastico. Sono stato chiamato da Michele Ferrero per risollevare le sorti dell’azienda nel Regno Unito. In quell’epoca i prodotti Ferrero, Ferrerro Rocher e Pocket Coffee non erano di gradimento per il mercato inglese. Ci siamo messi a studiare un prodotto per i sudditi della corona e progettammo così l’iconico Ferrero Rocher”.
“Nel giro di un anno, dopo lo scetticismo iniziale d’oltre manica, il Ferrero Rocher iniziò ad acquisire popolarità. In media, gli inglesi mangiano quasi 20 chili di cioccolato l’anno mentre gli italiani solo un chilo e mezzo. I colossi di allora, Mars e Cadbury, si misero a ridere alla presentazione del prodotto che venne bocciato”.
“Noi giocammo tutte le carte su Ferrero Rocher. Siamo riusciti nel giro di un anno nel prendere una quota di mercato del 30%. Il prodotto nato per l’Inghilterra uscì prima in India grazie al Commonwelth e più tardi in Italia con il celebre spot di Ambrogio.”
La storia dello spot di Ambrogio per Ferrero Rocher
“Questo spot, fortemente popolare in Italia, non andò mai in onda in Inghilterra. Dai nostri test risultò che gli inglesi lo detestavano. La signora vestita di giallo somigliava alla regina, l’autista Ambrogio le riservava una confidenza che non era assolutamente britannica e la macchina utilizzata nella pubblicità, la Rolls-Royce, non si fermava sulle strisce gialle e, come se non bastasse, la guida era a sinistra e non a destra. Lo spot andò male in UK ma il prodotto ebbe un successo stratosferico.”
Mario Bruzzone conclude iniziando a parlare del marketing nell’era dei social e la differenza con la pubblicità televisiva: “Oggi i social sono più diretti ma io ho una preferenza per i mezzi classici come gli spot televisivi e radiofonici. I social sono importanti ma restano, a mio parere, un affiancamento alla comunicazione generale”.