Tra gli argomenti utilizzati dal web come distrazione di massa c’è anche il ricorrente, classico scontrino del par del luogo di villeggiatura. Emesso ad un prezzo più alto di quello atteso dal cliente. La cliente lecchese, in gita a Como, ha denunciato la disavventura sui social condividendo il conto: un caffè doppio e un’acqua naturale da 75 cl per 20 euro.
La questione del prezzo non sarebbe nuova. Torniamo ad occuparcene per dovere di cronaca, ma preferiremmo affrontare argomenti più interessanti. Ma tant’è. Ieri il web era piano di argomenti e commenti sulla vicenda comasca.
Lago salato a Como, lo scontrino esorbitante per il prezzo
COMO – Locale vista lago ma a rubare l’occhio è uno scontrino. Quello recapitato a una turista lecchese in visita a Como — gita fuori porta e a sua insaputa fuori budget —, che mai avrebbe immaginato di ricevere un simile conto durante una sobria sosta in centro. Niente di sofisticato o di esotico al tavolino. Giusto un caffè doppio e un’acqua naturale da 75 cl, consumazione da 5 euro o poco più, in piedi. Invece, seduti, 20 euro in totale, 10 a consumazione.
Così la cliente ha denunciato l’amara sorpresa sui social condividendo il conto. Quei post già visti che fanno gridare allo scandalo e che suscitano polemiche, incredulità, anche rabbia, soprattutto se a farne le spese (salate) sono turisti stranieri.
Ma sembra che ormai anche i visitatori dell’altra sponda (del lago) possano essere gabbati, a meno che la presunta vittima non vada a cercarsela ordinando nel posto più esclusivo. A giudicare dallo sfogo della turista, non è il caso della vicina lecchese: “Venti euro per un caffè, ma siamo a Como o a Capri?”. Avrebbe potuto dire Venezia, Milano, Roma, Napoli. Impossibile per la cliente digerire uno scontrino da 20 euro per una consumazione semplice, per lei che il panorama lacustre ben lo conosce. Ma questo aspetto della location è fuori argomento: perché un caffè non può costare 5 euro se il prezzo di un bicchiere di vino può essere 20 euro?
Esaminiamo la vicenda. Un prezzo di venti euro per due caffè e due brioche. Sono tanti o pochi? Dipende da dove ci troviamo. In una località turistica, non è certo una novità, i prezzi sono molto più alti della media. È il mercato, bellezza, e scandalizzarsi serve fino a un certo punto. Fatto sta che le polemiche sono sempre in agguato e spesso e volentieri trovano il loro spazio sui giornali e sul web, dove queste storie diventano virali. Tanto da costituire ormai quasi un genere a sé.
La segnalazione questa volta arriva da una lettrice di QuiComo che, conto alla mano, mostra quanto ha pagato lo scorso sabato, 25 marzo, per prendere due caffè e due brioche in un locale del posto.
Certamente questi non sono i prezzi di tutti i bar e le pasticcerie di Como, ma solo di quelli vista lago o comunque con una posizione privilegiata. E di sicuro il ramo comasco del lago è conosciuto per i turisti facoltosi e amanti del lusso.
Come dire: prima di indignarsi occorre tener presente anche il contesto. Certo è che il prezzo in sé, visto e considerato ciò che è stato consumato, non si può dire che sia basso.
La notizia non poteva che trovare eco sui social dove ovviamente non tutti la pensano allo stesso modo. C’è chi si schiera dalla parte dei titolari (facendo notare ad esempio che il costo per un affitto vista lago è salatissimo) e chi dalla parte del consumatore.
Perché, fa notare qualcuno, se un caffè costa cinque euro, quale sarebbe il prezzo giusto per un bicchiere di vino o un panino?
Tuttavia quello riportato da La Provincia di Como non è uno dei caffè più cari della penisola, considerando che c’è chi ha dovuto pagare 24 euro per berlo al banco in un bar di Venezia. Le località turistiche, come anche la stessa Capri, spesso tengono i prezzi per i loro prodotti particolarmente alti.
Alle proteste, spesso i bar e i ristoranti rispondono che loro espongono nella maggior parte dei casi in modo corretto i prezzi all’esterno, così chi entra sa bene cosa l’aspetta sul fronte prezzo.
“Il mio bar non può essere accessibile a tutti”, aveva ad esempio affermato il proprietario di un bar di piazza Cavour, sempre a Como, rispondendo alla contestazione mossa da un cliente che aveva pagato un caffè 3 euro e 50. “Chi non se lo può permettere può andare da un’altra parte, non è arroganza, è una cosa legata alla prestazione che stiamo vendendo”.
Non ci sarebbe da stupirsi, dunque, se davanti al Colosseo, in piazza San Marco, sulle spiagge di Capri o sulle rive del lago di Como non basta un euro e dieci per bere un caffè. Non c’entra l’inflazione, il caro vita o il costo delle materie prime, ma si tratterebbe solo di un servizio diverso.