TEMPO PAUSANIA (Sassari) – Fabio Depperu, agronomo di Tempio Pausania, presenta il suo ambizioso disegno: la creazione del distillato di acquavite di ghiande, proveniente da un frutto povero, ma che ha l’ambizione di affermarsi nell’Olimpo dei grandi spiriti autoctoni. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su La Repubblica.
L’acquavite di ghiande di Fabio Depperu
L’acquavite di ghiande è un prodotto che non esisteva ed ora c’è. Un distillato di bosco, l’istantanea di una stagione particolare, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, il momento del raccolto che precede un lungo inverno.
Tempio Pausania è una delle tante località in Sardegna che hanno improntato parte della loro economia sul sughero. La storia della viticoltura, però, qui si intreccia con una vicenda più antica che riguarda il bosco e il suo utilizzo. Una storia che ci riporta all’Alto Medioevo quando la quercia era un albero del pane alla pari del castagno.
In Ogliastra si mangiava addirittura una focaccia a base di ghiande, cenere e argilla di cui rimangono tracce in un dolce che tuttora si gusta a Urzulei. Fino agli anni Quaranta le ghiande finivano nella tazzina, al posto del caffè: la cosiddetta “ciofeca”, che per il suo spiccato amaro è diventata sinonimo di schifezza.
Guerra e povertà che lasciano l’amaro in bocca, in tutti i sensi, condannano così la ghianda a cibo per i porci e all’oblio della tavola. Se non fosse per un agronomo, Fabio Depperu, che ha immaginato per le ghiande un futuro nella grande ristorazione, al pari dei prodotti più rari e preziosi del mondo.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.