Una ricerca della Cleveland Clinic americana, pubblicata su Nature Medicine, ha rilevato un possibile legame tra il consumo di eritritolo e un rischio elevato di eventi cardiaci gravi in persone con obesità, diabete o sindrome metabolica. L’Associazione italiana nutrizionisti in cucina, dopo essere venuta a conoscenza dello studio, invita a non creare allarmismo e a considerare altri fattori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Affari Italiani.
Eritritolo e possibili rischi per la salute
MILANO – Il comitato scientifico dell’Associazione italiana nutrizionisti in cucina invita gli addetti ai lavori ad approfondire la questione senza creare allarmismi prematuri che spesso e volentieri hanno causato danni ingenti ai settori agroalimentari interessati. La presa di posizione di Ainc segue l’allarme lanciato dallo studio della Cleveland Clinic americana, pubblicato su Nature Medicine, che ha rilevato un possibile legame tra il consumo di eritritolo e un rischio elevato di eventi cardiaci gravi in persone con obesità, diabete o sindrome metabolica.
Eritritolo, Associazione italiana nutrizionisti in cucina: no allarmismi prematuri
Uno studio che merita certamente attenzione e approfondimento: ma nel contempo l’Ainc invita alla cautela, considerando sia le dosi che la vulnerabilità della popolazione studiata. Si tratta infatti di una ricerca correlazionale, quindi non basata sul principio di causa-effetto, e per entrare nel dettaglio della stessa va sottolineato in primis come la quantità di eritritolo somministrata nel caso di specie fosse di gran lunga superiore alla quantità consentita nelle bevande.
Secondo rilievo, come già sottolineato, i soggetti arruolati per lo studio in questione: tutti già affetti da patologie cardiovascolari e fattori di rischio tradizionali. Senza dimenticare il particolare che l’eritritolo è scarsamente metabolizzato e viene escreto attraverso le urine, il che significa che l’accumulo di questa sostanza nel sangue potrebbe essere dovuto alla compromissione della funzionalità renale correlata alle patologie cardiovascolari; su questo dato ci sono limitazioni all’interpretazione delle misurazioni effettuate in vitro.
Va inoltre considerato che lo studio non prende in considerazione importanti fattori di rischio come l’etnia dei soggetti campione, il loro stato socio-economico, l’eventuale consumo di alcol e la relativa dieta, e che nulla dice ad esempio rispetto all’eventuale presenza di impurità tossiche e contaminanti nell’eritritolo utilizzato che potrebbero aver avuto un impatto significativo sulla ricerca in oggetto.
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