MILANO – Tra i veterani del caffè aleggia, in questi giorni, uno spettro sinistro. Correva l’anno 1985 e, a fine inverno (inizio autunno nell’emisfero boreale), il Brasile sembrava avviato a un raccolto da record. I più ottimisti parlavano di una produzione da 38, addirittura, 40 milioni di sacchi. Ma allora come oggi, le piogge primaverili, che arrivano solitamente a cavallo tra settembre e ottobre, latitarono per settimane e fecero capolino appena a metà novembre. Troppo tardi per recuperare una stagione ormai compromessa. Risultato? Anziché lievitare a volumi mai visti, la produzione crollò a 13,9 milioni di sacchi: un calo del 58% sull’annata precedente. Per dare un’idea, una flessione di queste proporzioni porterebbe oggi – considerando la stima ufficiale Conab per il 2014/15 di 45,14 milioni di sacchi – a un raccolto 2015/16 di poco inferiore ai 19 milioni di sacchi. Evitiamo comunque di fare le Cassandre, anche perché la pioggia – a quanto sembra – sta finalmente per arrivare, sebbene con volumi scarsi.
COSA È SUCCESSO – Come spiega in una recente intervista il direttore di Somar Meteorologia Marcio Custodio, un pattern di blocco ha impedito, nella prima metà di ottobre, che i fronti freddi potessero raggiungere il sud-est del Brasile. Il mancato arrivo delle perturbazioni nuvolose ha fatto sì che sia piovuto pochissimo, meno ancora che a settembre.
Il pattern si sta ora indebolendo: il passaggio di un primo fronte freddo è atteso dopo il 20 ottobre. La quantità di precipitazioni prevista è tuttavia modesta: in media appena 10-15 mm, con precipitazioni sparse sino a 30 mm. Non si avranno precipitazioni regolari prima dell’inizio del mese prossimo. Ma anche a novembre – afferma Custodio, modelli di previsione alla mano – potrebbero esserci dei periodi caratterizzati “da livelli inferiori alla media”.
Che ne è stato intanto della prima fioritura avvenuta a settembre? In ragione del successivo tempo secco e caldo si ritiene che parte della fioritura sia andata quasi certamente persa – affermano gli esperti di Somar – ma per quantificare le perdite servirebbe un’approfondita indagine sul campo nelle aree di produzione, che al momento nessuno ha ancora compiuto.
SCENARIO NEGATIVO – Secondo l’autorevole analista di mercato Judith Ganes-Chase l’arrivo delle piogge allevierà parzialmente gli effetti della siccità, ma ciò non esclude a priori la possibilità del verificarsi di uno scenario analogo a quello del 1985, anche perché “nessuno può dire quanta parte delle perdite che vi furono allora fu dovuta al protrarsi della siccità sino a metà novembre e quanta parte del raccolto andò persa invece già a ottobre”.
Oltretutto – osserva Ganes-Chase – gli arbusti affrontano questa volta la siccità in condizioni ben peggiori di quelle di allora, dopo 8 mesi di condizioni meteo anomale e in carenza di fertilizzazione.
Inoltre, la densità di impianto è oggi due volte e mezzo superiore a quella di allora. Il che significa che la stessa area deve fornire i nutrienti a un numero di arbusti più che doppio. E il deficit di umidità del suolo fa sì che il fertilizzante, applicato in superficie, stenti a raggiungere in profondità le radici delle piante.
CONDIZIONI CRITICHE – Infine, la mancanza d’acqua altera la normale crescita vegetativa, per cui le piante stanno iniziando a perdere le foglie nel momento in cui dovrebbero essere in piena fioritura. Il tutto mentre le fioriture già avvenute a settembre rischiano di abortire per lo scarso apporto d’acqua successivo.
La situazione si aggrava costantemente aggiunge Ganes-Chase, adoperando una metafora clinica un po’ cinica: “se gli arbusti si trovassero in un’unità di terapia intensiva, ci si interrogherebbe sull’opportunità di continuare a fornire il supporto vitale e sulle reali possibilità del paziente di cavarsela”.
“Non sono una specialista in agronomia, ma a essere pratici, non vedo come il prossimo raccolto possa – a questo punto – venire risparmiato da un danno grave, soprattutto in assenza di irrigazione”.
A complicare ulteriormente la situazione, gli stock di riporto saranno, il prossimo anno, nettamente meno abbondanti rispetto a quelli quest’anno e di qualità inferiore, vista l’incidenza negativa della siccità sugli standard qualitativi dell’ultimo raccolto.
CHIUSURA AL RIBASSO – Le previsioni di pioggia per la terza decade di ottobre hanno spinto intanto al ribasso la borsa degli arabica, che ha chiuso venerdì a 210,65 cents per libbra, in calo di 645 punti sul giorno precedente. Nel corso della settimana, il contratto principale (scadenza dicembre) dell’Ice Futures US ha toccato un massimo di 221,90 cents, nella seduta di martedì 14 ottobre.