MILANO – I prezzi in calo impattano negativamente sull’export brasiliano, che segna il passo anche a gennaio, nonostante un raccolto in parziale ripresa. Secondo il report mensile di Cecafé – diffuso nella prima serata di ieri, giovedì 9 febbraio – il Brasile ha esportato, il mese scorso, 2.842.576 sacchi di caffè in tutte le forme: il -16,8% in meno rispetto a gennaio 2022.
È interessante notare che il calo a valore è stato ancora più accentuato (-17,8%). Ciò riflette un prezzo medio per sacco inferiore a quello di un anno fa, ancorché su livelli storici sempre elevati.
L’export di caffè verde accusa un -18,5% attestandosi a 2.520.070 sacchi, di cui 2.432.486 di arabica (-18,7%) e appena 87.584 di robusta (-12,3%).
Più o meno stabili, invece, le vendite all’estero di caffè trasformato (-0,6%) costituite, in massima parte, da solubile.
Un periodo di passaggio a cavallo tra due raccolti
“Ci troviamo in un periodo di passaggio tra un raccolto e l’altro, che fa seguito a due raccolti impattati negativamente dalle avversità climatiche degli ultimi anni” spiega Márcio Ferreira, presidente di Cecafé.
“Di qui una certa ritrosia, da parte dei produttori, a commercializzare le scorte del raccolto 2022 in base ai prezzi vigenti, che sono calati significativamente a partire da ottobre”.
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