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venerdì 22 Novembre 2024
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In UK, la crisi rallenta la crescita del mercato delle caffetterie a marchio

Non va in crisi però la popolarità del concetto di terzo luogo: il caffè al bar continua a essere considerato un piccolo lusso alla portata di tutti, anche se il carovita rende i consumatori più oculati e parsimoniosi nelle loro scelte. Costa Coffee rimane il leader indiscusso di mercato, con 2.694 locali. A tallonarla, con 2.328 locali, un’altra insegna di casa: Greggs. Starbucks si colloca al terzo posto, nettamente staccata dalla coppia di testa, con i suoi 1.156 locali. Cambiano le abitudini dei consumatori, sempre più alla ricerca di convenienza e praticità

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MILANO – La crisi frena la ripresa del settore delle caffetterie a marchio nel Regno Unito. Secondo il report Project Café UK di Allegra, nei 12 mesi trascorsi le vendite sono cresciute dell’11,9%, a 4,9 miliardi di sterline (5,6 miliardi di euro), ma rimangono sempre inferiori ai livelli pre-pandemici. Va inoltre messa in conto l’inflazione, che si attesta attualmente in UK poco al di sopra dell’11%.

Il numero di locali ha registrato un incremento del 4,4% raggiungendo quota 9.885 unità.

Gli operatori di oltremanica si trovano a fare i conti con le difficoltà legate al caro prezzi, al lievitare dei costi e al calo dei consumi indotto dalla crisi economica.

Non va in crisi però la popolarità del concetto di terzo luogo: il caffè al bar continua a essere considerato un piccolo lusso alla portata di tutti, anche se il carovita rende i consumatori più oculati e parsimoniosi nelle loro scelte e abitudini.

Costa Coffee rimane il leader indiscusso di mercato, con 2.694 locali. A tallonarla, con 2.328 locali, un’altra insegna di casa: Greggs, che è però maggiormente focalizzata bakery che non sul caffè. Starbucks si colloca al terzo posto, nettamente staccata però dalla coppia di testa, con i suoi 1.156 locali.

Oltre alle difficoltà sopra citate, comuni d’altronde a buona parte del resto del mondo, il Regno Unito deve fare i conti anche con le perduranti conseguenze negative della Brexit.

Su questo fronte, oltre i tre quarti degli industry leader intervistati ritiene che le prospettive non siano migliori rispetto all’anno scorso.

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