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sabato 23 Novembre 2024
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CACAO – Altrocioccolato, il sapore dei diritti

In Umbria tre giorni "alternativi" dedicati alle produzioni equosolidali. Con un manifesto in sei punti

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  • Dalla Corte
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PERUGIA – C’è chi vive per il cioccolato e chi vive di cioccolato. Soprattutto c’è chi vorrebbe vivere di cioccolato ma ci riesce malissimo. Parliamo dei 14 milioni di lavoratori, polverizzati in 5 milioni e mezzo di produttori (praticamente tutte aziende familiari) che beneficiano in maniera irrisoria degli introiti di un mercato mondiale tutt’altro che in crisi, con un incremento annuale del 3 per cento.

Tutta questa gente produce più del 90 per cento del cacao mondiale, quello che ogni anni frutta introiti pari a cento milioni di dollari. Pensare che a costoro arriva solo il 3% di questa montagna di denaro (quando va bene il 6%) fa andare di traverso qualsiasi tavoletta o pralina che sia.

Altrocioccolato, la rassegna umbra del cioccolato equo e solidale che ogni anno innesca un derby con l’altra popolarissima kermesse perugina di Eurochocolate, ha voluto mettere nero su bianco le regole per un consumo consapevole del cioccolato.

In questa quattordicesima edizione che apre i battenti a Città di Castello venerdì 10, per chiuderli domenica 12, farà mostra di sé il primo “Manifesto per un cacao equo e solidale”, scritto insieme all’Agices, l’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, con l’intento di portare a conoscenza dei consumatori, ma soprattutto delle istituzioni e della politica, gli aspetti più critici della filiera del cioccolato e delle sue ricadute economiche di stampo medioevale, quando potrebbe recare benessere a quei milioni di piccoli produttori oggi al limite della sopravvivenza, tanto che nessun giovane è interessato a proseguirne l’attività.

Il manifesto si articola in sei punti (consultabili sul sito www.altrocioccolato.it), e fissa sei temi irrinunciabili del consumo del cacao: 1) l’organizzazione dei produttori; 2) il pagamento di un prezzo equo; 3) le relazioni dirette, dunque saltando gli intermediari; 4) la trasparenza e tracciabilità; 5) la continuità delle relazioni; 6) ovviamente la qualità.

Va ricordato che a tutt’oggi non è stata risolta la piaga della schiavitù infantile in Costa d’Avorio, con bambini dagli 8 ai 14 anni venduti a 230 mila euro nei paesi limitrofi e schiavizzati nelle piantagioni ivoriane.

Vicino alle sorgenti del Tevere, la quattordicesima edizione di Altrocioccolato riserva comunque aspetti anche più gioiosi. Oltre all’affollatissimo mercato, all’isola per bambini e alle cioccolose fiabe, ai laboratori per fare il cioccolato in casa arricchito delle spezie che ciascuno desidera, oltre ai tanti convegni e seminari, ai video dei ragazzi formati da Altrocioccolato che in Togo e Costa d’Avorio costituiscono il primo caso di africani produttori, spazio anche alla musica con Selma Hernandez quintet e Maurizio Geri swingtet.

Tre giorni, insomma, per dire al mondo che il cioccolato “più giusto” è anche “più buono” e pure “più sano”.

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