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domenica 24 Novembre 2024
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Liberica: l’alternativa alla Robusta e all’Arabica

E' tornato il periodo d'oro anche per la pianta della Liberica, alternativa ad Arabica e Robusta che potrebbe risultare la chiave di svolta contro il cambiamento climatico

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MILANO – Anche su repubblica.it finalmente si parla di caffè e non di uno a caso, ma della Liberica, varietà botanica che su queste pagine non è una novità ma che comunque risulta una materia prima particolare rispetto alle più conosciute Arabica e Robusta. Una piccola rivoluzione che ha coinvolto anche il mondo delle competizioni baristi.

Vediamo l’approfondimento di Anna Lisa Bonfranceschi su questa pianta, a partire da un insieme di studi raccolti su Nature Plants, che può giocare un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici che tanto affligge la produzione futura del chicco verde.

Liberica: una possibile soluzione alla minaccia climatica

Così introduce l’argomento, l’articolo di repubblica.it: “Il caffè liberica (Coffee liberica), la pianta di caffè che, dopo essere stata dimenticata, sta vivendo un periodo di discreto interesse, e si candida a diventare protagonista nel campo, come scrivono alcuni ricercatori sparsi tra Regno Unito e Uganda ripercorrendone le vicende, su Nature Plants. – Anna Lisa Bonfranceschi continua – La liberica è una varietà di caffè coltivata da tempo, almeno dal diciannovesimo secolo in Africa, dove è endemica delle regioni occidentali e che verso la fine del 1800 ha goduto del suo momento d’oro, complice i problemi che stavano sperimentando le coltivazioni di arabica in Asia, alle prese con la ruggine del caffè.

D’altronde, dalla sua, la liberica giocava le sue carte

Pianta robusta, abbastanza produttiva e resistente alle malattie, capace di crescere in pianura, in clima piuttosto caldi. Eppure tutto questo non bastò a mantenerla sul campo: secondo quanto riferiscono gli autori, la qualità del caffè che se ne derivava non era molto apprezzata, soprattutto perché quei grandi chicchi – ben più grandi dell’arabica – complicavano il processo di lavorazione dopo la raccolta: l’essiccazione per esempio era difficile da azzeccare. Il risultato era un caffè che poco piaceva. Non da ultimo, la comparsa all’orizzonte della varietà robusta e l’espansione dell’arabica in Brasile ne avevano messo in crisi il successo.

Passato il periodo d’oro però la liberica non è scomparsa, anzi.”

Per continuare a leggere l’articolo completo, a questo link.

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