MILANO – Il Pos è tornato ad esser tema di dibattito tra esercenti e consumatori, che si sono trovati ancora una volta sospesi tra l’obbligatorietà di questo metodo di pagamento e invece il cambio del limite imposto ai gestori: dopo esser stato reso obbligatorio secondo il governo Monti nel 2012, la questione Pos non ha mai smesso di esser al centro di molte lamentele da parte di chi doveva sostenere le commissioni, sempre ritenute eccessive.
In seguito a lunghe trattative anche rispetto all’Unione europea, è arrivata la notizia ufficiale, confermata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispetto alla norma che avrebbe stabilito i 60 euro come limite massimo entro cui i commercianti avrebbero potuto esser liberi di non utilizzare il Pos: stop a questo provvedimento, si resta a ciò che era stato stabilito in precedenza. E quindi, il caffè, che costi uno o un euro e cinquanta, si dovrà continuare a pagarlo con il bancomat – se il cliente lo richiede -.
Ora non resta che capire in che modo alleviare i commercianti dal peso delle commissioni. Per capire come funziona o per lo meno come ha funzionato il meccanismo dei pagamenti tramite Pos fin qui, proponiamo un approfondimento su Il Corriere della Sera a cura di Milena Gabanelli e Francesco Tortora.
Pos: quali sono i costi effettivi imposti ai gestori
E soprattutto in che proporzione impattano sulla cassa di un piccolo imprenditore. L’articolo su Il Corriere della Sera comincia proprio da qui, indagando chi poi si dividerà il ricavato dalle commissioni, individuando tre soggetti.
Da Il Corriere della Sera:
“1) la banca che emette la carta di credito o di debito trattiene lo 0,2% per le transazioni con carta di debito o bancomat e lo 0,3% per quelle su carta di credito;
2) il circuito su cui si appoggia la carta (PagoBancomat, Maestro, Visa, MasterCard, American Express), cioè il gestore dell’infrastruttura che mette in comunicazione il Pos con la banca, si prende una commissione che va dallo 0,2% per la carta di debito o bancomat (in questo caso il circuito deve verificare che quei soldi sul conto ci siano e che non sia stato superato il plafond ) fino allo 0,5% per la carta di credito perché il circuito si assume il rischio che a tempo debito i soldi sul conto non ci siano;
3) il Pos, cioè la macchinetta che legge quella carta, e se è tutto a posto dà l’ok. La banca o l’operatore che gestisce il pagamento per l’esercente applica una commissione che va dallo 0,3 allo 0,4%.
Tirando le somme: la media per i pagamenti con carta di debito o bancomat è dello 0,7%. Fino alla fine del 2023 PagoBancomat ha azzerato tutte le commissioni sotto i 5 euro. Vuol dire che la colazione al bar pagata con bancomat non ha nessun costo per il barista. Invece le commissioni delle carte di credito viaggiano mediamente sull’1,2%. Significa che su un conto di 20 euro in pizzeria il margine per l’esercente viene eroso di 24 centesimi. A tutto questo bisogna poi aggiungere il canone per l’uso del Pos, in media 14 euro al mese. In realtà può essere ben più basso o ben più alto, dipende da quanto è tecnologica la macchinetta.
Il Pos si può acquistare o noleggiare
Secondo uno studio presentato nel 2022 dall’Osservatorio «ConfrontaConti.it e Sostariffe.it» negli ultimi 5 anni i costi per acquistare un Pos sono crollati del 66,5%. Oggi la spesa media è di 22,82 euro contro i 61,74 del 2017. La differenza fra l’acquisto e il noleggio non è di poco conto: se è di tua proprietà devi farti carico degli interventi di manutenzione, se è noleggiato ci pensa l’operatore e di solito in tempi più rapidi.”
Continua l’analisi su Il Corriere della Sera, considerando il mercato dei pagamenti digitali nella sua complessità
Al suo interno le offerte non mancano e molto dipende dal tipo di attività e dal numero di clientela che ci pone come obiettivo finale. Le banche in questo processo giocano a farsi concorrenza – un esempio citato da Il Corriere della Sera è quello della Banca Intesa, con la sua offerta a zero commissioni per i pagamanti sotto i 15 euro e l’1% mediamente per quelli effettuati sui circuiti Bancomat, Maestro, Visa, MasterCard e American Express, oltre che la possibilità di stipulare un canone mensile di 2,90 euro -.
Ma il caso di Intesa non è il solo che viene messo a confronto nell’articolo a cura di Milena Gabanelli e Francesco Tortora, ma ciò che emerge è una vera e propria corsa a chi garantisce condizioni più favorevoli economicamente per gli esercenti.
E dopo la rassegna di differenti modelli sul mercato, l’articolo su Il Corriere della Sera fa un po’ i conti, a titolo esemplificativo: una piccola panetteria che incassa all’anno 70mila euro, si appoggiasse al sistema Nexi (la più grande piattaforma italiana di gestione dei pagamenti digitali che si rivolge a quasi tutte le banche, ma anche ai commercianti con determinate offerte, come la Nexi Start grazie alla quale non si pagano commissioni per i micro pagamenti sotto i 10 euro e fino a 1.000 euro di transato al mese, superato il quale si passa ad una percentuale fissa dell’1,2%) allora dovrebbe mettere in conto circa 250 euro per le commissioni e il noleggio Pos all’anno.
L’articolo su Il Corriere della Sera procede con una lunga rassegna di quali siano state le diverse iniziative portate avanti dal governo negli anni, per tentare di incentivare l’uso del Pos. Un altro dato interessante che forse non tanti esercenti sanno, è che secondo un’analisi condotta da Bankitalia e Prometeia, citata su Il Corriere della Sera, tra i Paesi europei che adottano il Pos, Italia, Francia e Spagna hanno imposto le commissioni medie più basse (l’Italia è allo 0,7%, contro un massimo del 56% della Norvegia).
A chiusura dell’analisi proposta su Il Corriere della Sera, una riflessione su quanto il Pos o i contanti possano costituire un costo piuttosto che un vantaggio per gli esercenti.