MILANO – Erminia Nodari è fondatrice col marito della di Art Caffè Torrefazione e in seguito Critical Coffee nonché componente dell’Advisory Group della Slow Food Coffee Coalition. Proprio rispetto a quest’ultimo progetto, riprendiamo un articolo da lei firmato che racconta come il fare rete potrà cambiare il futuro della filiera.
Nodari esplora il concetto di networking
“Un anno e mezzo nel board della SFCC mi ha permesso di approfondire e indagare il concetto di rete e la differente percezione che ognuno di noi ne ha, le diverse aspettative che origina.
Il vasto universo del caffè, la lunga e articolata filiera che spesso evidenzia zone d’ombra difficili da comprendere e da spiegare, mostrano, anche ad uno sguardo superficiale, quanto sia difficile capire da quali realtà provengano i caffè soprattutto per un consumatore, per un barista, per un torrefattore di piccole dimensioni.
La filiera del caffè si sviluppa su dinamiche globali ma si basa su dimensioni locali nella gran parte dei casi, e i protagonisti che si muovono al suo interno mancano spesso di relazioni dirette e di consapevolezza su origini, percorso e mercato di consumo, quasi sempre differente da quello di produzione.
Se, da un lato, la dimensione global allontana tracciabilità e trasparenza, dall’altro, la dimensione local limita il flusso di caffè, frammentandolo e quindi abbassando la sua sostenibilità.
Ne è un esempio la realtà, diffusa globalmente ma estremamente segmentata quale quella delle small specialty roastery
Caratterizzate da una certa omologazione di contenuti e di linguaggio è però difficile distinguere e individuare chiaramente un nucleo di valori condivisi che dia loro maggior forza di penetrazione nel mercato.
Il paradosso rivela spesso, dietro una certa visibilità digitale, le dimensioni estremamente ridotte di molte torrefazioni e una conseguente difficoltà a mantenere relazioni stabili con i produttori, evitando dispersioni.
Queste difficoltà allontanano dall’obiettivo iniziale dichiarato che è quello di accorciare la filiera, instaurare relazioni di continuità e coinvolgere il consumatore in un acquisto motivato dalla consapevolezza di essere partecipe di un progetto di cambiamento.
Sarebbe però davvero un peccato rinunciare a tutta quella ricchezza, quell’energia, quell’interesse all’innovazione, quella freschezza, che scaturiscono dalla passione e dall’entusiasmo pionieristico che identificano le small roastery e gli small producers.
Unire le forze attraverso una rete, per le piccole realtà significa far sentire la propria voce, acquisire visibilità senza rinunciare alla propria identità
L’accesso alle informazioni insieme all’accesso alla conoscenza sono fondamentali e una rete basata su collaborazione e fiducia è una risposta imprescindibile.
La SFCC si fonda sulla contaminazione e sostiene la identità dei piccoli produttori, dei piccoli torrefattori, dei cuochi e baristi che ne vogliono far parte, dando loro voce e ascolto e supportandoli nella circolazione e flusso del caffè.
Nella SFCC i torrefattori partecipano direttamente, insieme agli importatori, alla selezione dei lotti di caffè dando loro un valore economico che riflette qualità effettiva, risultato di una agricoltura contemporanea, impegnata a restituire dignità al lavoro e risorse all’ambiente.
La SFCC mette a disposizione di chi lo desidera la propria rete e i caffè che ne fanno e ne faranno parte e allarga il confronto a tutti coloro che desiderano dare il proprio contributo nella ricerca di nuovi modelli di sviluppo che assicurino maggior valore al caffè e garanzie di equilibrio economico e sociale nei paesi di coltivazione.
Quindi, la rete non è un concetto astratto, è una reale opportunità di partecipazione, è un modello di business organizzato ed orientato alla condivisione di valori non solo proclamati.
Il 2023 sarà l’anno della partecipazione, l’anno che darà a tutti noi di passare dalle parole ai fatti.”