MILANO – Giù i prezzi del caffè, che scivolano ai minimi degli ultimi 3 mesi, per gli arabica. La borsa di New York ha visto ieri, giovedì 13 ottobre, nuove pesanti liquidazioni: la scadenza principale (dicembre) dell’Ice Arabica ha perso così ulteriori 760 punti chiudendo la giornata a 202,15 centesimi, dopo aver toccato un minimo intraday di 201,10 centesimi.
Si tratta del livello più basso per il benchmark da metà luglio. Complessivamente, il contratto ha lasciato sul campo oltre 15 centesimi nell’arco di due sole sedute.
Gli stock certificati intanto sono sempre più esigui: ieri sono scesi a un nuovo minimo di 408.419 sacchi.
A Londra, la scadenza ravvicinata (novembre) è arretrata, sempre ieri, di 44 dollari. E ha chiuso a 2.099 dollari, minimo degli ultimi due mesi.
Le tensioni internazionali e la complessa situazione macro economica continuano a generare incertezza su tutti i mercati.
I costi stanno lievitando in modo generalizzato lungo tutta la filiera del caffè: i produttori sono alle prese con l’impennata dei prezzi degli input chimici; il mondo del commercio con le perduranti difficoltà logistiche; l’industria deve far fronte a incrementi senza precedenti nei costi dell’energia e del gas.
L’inflazione infine erode il potere d’acquisto. Le statistiche Eurostat – diffuse la settimana scorsa e relative al mese di agosto – indicano intanto un rincaro medio del prezzo del caffè di quasi il 17%, rispetto a un anno fa, nei paesi dell’Unione Europea.
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