MILANO – Il rilevante ridimensionamento delle prospettive produttive contenuto nella nuova stima ufficiale di Conab sulla produzione del Brasile non ha impattato in modo significativo i mercati. New York ha guadagnato, martedì 20 settembre, 405 punti, risalendo a 225,15 centesimi sulla scadenza principale.
Ma ha eroso ieri buona parte dei guadagni, complice superdollaro e i dati positivi sulle scorte americane, chiudendo a 221,30 centesimi.
Revisioni al ribasso di analoga portata erano d’altronde già state annunciate da autorevoli analisti privati, a cominciare da Safras & Mercado.
Ma come si spiega un risultato così deludente sul fronte degli arabica, inferiore addirittura alle già pessimistiche previsioni iniziali? Quali aree del paese non hanno dato il contributo atteso alla produzione nazionale?
Proviamo a scendere più nel dettaglio, tornando sui dati già delineati nell’analisi di ieri.
Cominciamo dal Minas Gerais, massimo produttore di caffè arabica del Brasile, che negli anni migliori raccoglie da solo più due volte e mezzo l’intera produzione della Colombia
Sfortunatamente, la produzione di quest’anno, in quella che sarebbe dovuta essere un’annata di ciclo positivo, risulta invece inferiore, anche se di poco, a quella del 2021/22, ossia di un’annata di ciclo negativo.
A compromettere il potenziale produttivo, lo sfavorevole andamento del meteo. Dapprima, siccità e gelate, da giugno a settembre. Poi, un eccesso di precipitazioni tra dicembre e febbraio, accompagnato spesso da temperature al di sotto della media.
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