Analizzando le informazioni relative ad alimentazione e stile di vita, gli scienziati hanno osservato che tra i partecipanti allo studio che consumavano abitualmente tè il rischio di mortalità durante un follow-up medio di 11,2 anni era inferiore rispetto a chi che non ne beveva. Riportiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Nutrition Foundation of Italy.
I benefici del tè sulla salute
MILANO – Sono ormai numerose le evidenze a supporto degli effetti favorevoli per la salute del consumo di tè, che vengono in genere attribuiti principalmente alle alte concentrazioni di specifici polifenoli, i flavonoidi. Questi composti sono riccamente rappresentati nelle foglie e nei germogli essiccati della Camellia sinensis, impiegati per la produzione dell’infuso.
La maggior parte dei dati disponibili provengono dai Paesi nei quali il consumo prevalente è quello di tè verde; questa recente analisi, che fornisce nuove e interessanti informazioni sull’associazione tra tè e salute, è basata invece su un campione di quasi mezzo milione di persone, di età compresa tra i 40 e i 69 anni, afferenti alla UK Biobank.
Il rischio di mortalità
Tra coloro che consumavano tè, la maggior parte (90%) assumevano abitualmente tè nero. Analizzando le informazioni relative ad alimentazione e stile di vita, dati genetici e fattori di rischio di malattia, i ricercatori hanno osservato che tra i partecipanti allo studio che consumavano abitualmente tè, e cioè più dell’80% del campione, il rischio di mortalità durante un follow-up medio di 11,2 anni era moderatamente inferiore rispetto a coloro che non ne consumavano affatto.
Il beneficio maggiore era associato al consumo di due-tre tazze al giorno, con una probabilità di morte per qualunque causa inferiore del 13% rispetto al non consumo della bevanda.
Risultati simili sono emersi anche per consumi di tè più elevati (il 3% della popolazione allo studio ne assumeva 10 o più tazze al giorno). Il consumo di questa bevanda è risultato correlato anche a una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, cardiopatia ischemica e ictus, ma non per tumori o malattie respiratorie.
I risultati, fanno notare gli autori, erano indipendenti dal fatto che le persone aggiungessero al tè zucchero o latte, o dalla temperatura alla quale la bevanda veniva consumata.
Anche le varianti genetiche che influenzano la velocità con cui le persone metabolizzano la caffeina non modificavano le associazioni, suggerendo che, probabilmente, la caffeina contenuta nel tè non fosse alla base della protezione osservata.
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