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venerdì 22 Novembre 2024
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Caffè Reggio: entriamo nell’avamposto a NY del vero cappuccio italiano

Domenico Parisi mette circa 1.000 dollari da parte per tornare a casa e riabbracciare la famiglia, gli amici e una fantastica tazza di cappuccino ma arriva la folgorazione: è vero che il cappuccino gli manca ma perché tornare a casa quando invece poteva portare il caffellatte in America?

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MILANO – Così recita sull’home page del locale fondato da Mimì Parisi nel 1927 a New York: ” Ciao! Welcome to Caffe Reggio, the home of the “Original Cappuccino.” La ricetta al caffè tipica della colazione italiana ha conquistato la grande mela grazie all’iniziativa di un ex barbiere che ha voluto migrare dalla Calabria e trovare fortuna negli Stati Uniti a colpi di autentici cappucci e il rito dell’espresso. La storia la riportiamo dall’articolo di Leonardo Ciccarelli da cookist.it.

Caffè Reggio: un cappuccino da re oltre oceano

Domenico Parisi, conosciuto da tutti come Mimì, è il nome di chi ha trasferito l’arte tutta italiana del cappuccino – nata nel Bel Paese nel lontano 1700 – agli americani, con l’apertura dell’iconico Caffè Reggio.

Un ragazzo giovane e volenteroso che fin da bambino impara il mestiere del barbiere. Una volta appresi tutti i segreti, la bottega comincia a stargli stretta: è ambizioso, vuole qualcosa di più e dice a famiglia e amici di voler andare in America. I presenti sono sgomenti perché sì, la situazione a Reggio Calabria è critica, ma lui un lavoro ce l’ha, perché andarsene, abbandonare tutti e rinunciare alla propria vita? Mimì ignora questi consigli e lascia la terra natia, con le lacrime agli occhi e una valigia piena di caffè, soppressate e prodotti tipici calabresi. Mimmo è ossessionato dal caffè, come molti calabresi di quel tempo che infatti giocano col prodotto creando quell’incredibile bevanda che è la gassosa al caffè. La sua è una passione vera che purtroppo non viene soddisfatta oltreoceano.

Domenico Parisi sbarca a Manhattan ed effettivamente trova subito lavoro come barbiere guadagnando cifre astronomiche rispetto all’Italia

Continua questa attività per diversi anni ma fin da subito prova nostalgia per i nostri amati prodotti tipici: con il tempo tanti altri paisà imprenditori portano a New York pizze, salumi e pasta; qualcuno riesce a fare pure un buon caffè ma niente da fare, il cappuccino nella New York degli anni ’20 non esiste. Domenico Parisi mette circa 1.000 dollari da parte per tornare a casa e riabbracciare la famiglia, gli amici e una fantastica tazza di cappuccino ma arriva la folgorazione: è vero che il cappuccino gli manca ma perché tornare a casa quando invece poteva portare il caffellatte in America?

Detto fatto: questi soldi, tutti quelli che ha, li investe per far arrivare dall’Italia una macchina per l’espresso con la valvola a vapore, un sistema a campana che mai si è visto negli Stati Uniti, con il complesso intreccio di beccucci e valvole. Il nuovo sogno di Mimì è quello di aprire una caffetteria: continua a lavorare come barbiere per mettere qualcosa da parte e poi cambia vita.

Nel 1927 al 119 di Macdougal Street al Greenwich Village apre il Caffè Reggio, in omaggio alla sua amata Calabria. Non offre alcun tipo di cibo, solo caffè, cappuccino e la promessa a tutti i cittadini di preparare l’originale “italian cappuccino“.

La fama che è cresciuta nel corso degli anni di questa caffetteria fondata dal re del cappuccio a New York, è ancora viva e vegeta nei tempi moderni, nonostante il locale sia stato venduto ai Cavallacci negli anni cinquanta – attuali proprietari dello spazio rinnovato e tecnologico – insieme al classico cappuccino.

L’articolo completo, a questo link.

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