Un’inviata del quotidiano britannico The Guardian è passato da Roma per scoprire l’espresso freddo italiano, visitando la torrefazione San Salvador di Luigi Pinci. Riportiamo di seguito il nuovo e interessante punto di vista di Rachel Roddy nell’articolo pubblicato sulla testata del Regno Unito.
La torrefazione San Salvador di Luigi Pinci
ROMA – Qualche anno fa, stavamo guidando lungo la circonvallazione Ostiense, quando l’odore del caffè tostato è penetrato all’interno dell’auto. Era mattina in una zona piena di bar. Non era insolito, ma l’odore aveva qualcosa di diverso: denso, come pane tostato, manzo, carbone e toffee.
I nostri nasi si contrassero e lanciammo ipotesi su da dove provenisse. Ma eravamo anche in ritardo.
Pochi mesi dopo, Corrado, che gestisce una bancarella al mercato di Testaccio, ricevette del nuovo caffè: bustine d’oro dalla torrefazione San Salvador di Luigi Pinci. Non solo era il mio tipo di caffè, era la risposta alla domanda sull’insolito odore che avevamo percepito quel giorno. Pochi giorni dopo, siamo tornati alla Garbatella, per trovare Luigi Pinci.
Nasce nel 1901, quando il nonno di Luigi, anche lui Luigi Pinci, prende il posto di custode presso la Torrefazione La Pallavicini di via Benzoni, che allora era “la più bella torrefazione di caffè di Roma”.
Il lavoro è arrivato con l’alloggio, per i figli e poi per i nipoti, uno dei quali era Luigi, classe 1934, “nato praticamente sui sacchi di caffè”, dove da allora è rimasto.
Nei primi anni ’70, sposato con figli, Luigi affittò il negozio in piazza Attilio Pecile. Per 40 anni si è focalizzato nel settore alimentare, vendita di pane, formaggio e salame. Ma, soprattutto, si trattava di una torrefazione a legna, che secondo un amico cresciuto nelle vicinanze, offriva una certa euforia. Nel 2015, tre generazioni hanno deciso di concentrarsi ancora di più su ciò che sapevano fare meglio, ovvero la torrefazione, e di trasformare il negozio in una caffetteria – la più bella di Roma, secondo me.
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