Uno degli orgogli alimentari della terra delle Alpi è senza dubbio il latte fieno: una forma antica e tradizionale di produzione lattiera ottenuta esclusivamente da mucche da latte allevate con erbe o piante aromatiche fresche di pascolo o essiccate sotto forma di fieno. Riportiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Chiara Buzzi per il portale Linkiesta.
Il latte fieno
MILANO – Uno dei regali più grandi che la montagna ci offre durante la stagione estiva è la presa di contatto – per molti addirittura per la prima volta – con alcuni aspetti elementari e fondanti della natura. Il profumo dell’erba, l’aria che sa di pini, foglie, ghiaccio senza sapere di smog, la bontà di certe carni e certi formaggi, il ruscello gelido che scende dalle alture, le piste innevate d’inverno che d’estate diventano cammini panoramici adatti a tutte le famiglie.
Chi è legato a certi rituali e abitudini alimentari come quella di bere una tazza di latte caldo la mattina, in genere gioisce trasferendosi in montagna perché qui, il latte, cambia sapore. È più grasso, più profumato, talvolta più erbaceo o più fiorito, a seconda delle zone in cui i pastori hanno portato le loro mucche a pascolare.
Il latte sa di panna, di animale anche talvolta ed è un prodotto per molti palati totalmente nuovo. Nella terra delle Alpi, così gli austriaci amano definire la loro regione, se ne trova una particolare tipologia che prende il nome di latte fieno.
Una forma antica e tradizionale di produzione lattiera ottenuta esclusivamente da mucche da latte allevate con erbe o piante aromatiche fresche di pascolo o essiccate sotto forma di fieno. In Italia parlare di produzione lattiera ovina o caprina non è poi così raro, mentre in Austria il 99% del latte prodotto è vaccino.
Una potenza di fuoco che solo nel 2021 ha toccato le 3,4 milioni di tonnellate di latte 100% non geneticamente modificato.
Questo dato rispecchia l’attenzione generale di questo paese verso l’agricoltura biologica per la quale l’Austria è al primo posto nell’Unione Europea proprio per il fatto che quasi il 30% della superficie nazionale è dedicata all’agricoltura bio e a una produzione tra le più attente a circolarità, sostenibilità e risparmio energetico.
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