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venerdì 22 Novembre 2024
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Un’impresa su 3 gestita da donne, Fipe: “Un dato che è ancora da migliorare”

Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne della Federazione: “Il fondo per l’imprenditoria femminile istituito presso il ministero per lo Sviluppo economico e finanziato per 160 milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr e per gli latri 40 milioni grazie a fondi statali, gioca un ruolo determinante. I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono destinati alle imprenditrici che hanno il desiderio di creare realtà virtuose, ad alto tasso di innovazione di prodotto e processo, ma anche ad alta sostenibilità"

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ROMA – Il settore della ristorazione è tra i più virtuosi in Italia per quanto riguarda il numero di imprese a titolarità femminile. Il rapporto Unioncamere diffuso qualche giorno fa ha evidenziato che, in Italia, la media di imprese guidate da donne è del 22,8%. Se si fa riferimento ai soli Pubblici esercizi, invece, come dimostrano i dati contenuti nel Rapporto ristorazione curato da Fipe-Confcommercio, nel 2021 le attività a titolarità femminile sono risultate 112.752, il 28,5% del totale.

Le donne nel settore della ristorazione

Un dato incoraggiante che sottolinea l’impegno delle donne nel settore della ristorazione, ma che può ancora essere migliorato.

“Il fondo per l’imprenditoria femminile istituito presso il ministero per lo Sviluppo economico e finanziato per 160 milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr e per gli latri 40 milioni grazie a fondi statali, gioca un ruolo determinante” sottolinea Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne di Fipe-Confcommercio.

Valentina Picca Bianchi continua: “I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono destinati alle imprenditrici che hanno il desiderio di creare realtà virtuose, ad alto tasso di innovazione di prodotto e processo, ma anche ad alta sostenibilità.”

Bianchi aggiunge: “A questo si aggiunge l’attività costante della Federazione, che ha messo in campo programmi di empowerment, cultura finanziaria e cultura d’impresa in generale allo scopo di consolidare il radicamento delle aziende femminili già attive e favorire la nascita di nuove realtà.”

Bianchi afferma: “Tutte con il minimo comune denominatore della sostenibilità che nel nostro settore si traduce in attenzione per la filiera agroalimentare di qualità e l’applicazione dei contratti di lavoro più tutelanti e riconosciuti”.

Una delle priorità è infatti recuperare il gap di manodopera femminile qualificata che si è persa negli ultimi due anni di pandemia. Nella ristorazione, infatti, rispetto al 2019, si sono persi oltre 98mila posti di lavoro precedentemente occupati da donne, il 19,3% del totale.

“Rimettere queste persone al lavoro anche attraverso lo sviluppo di progetti innovativi – conclude Picca Bianchi – è la condizione ineludibile per dare futuro e prospettiva al settore”.

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