MILANO – Se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà da Maometto: stessa logica dietro Caffètte, concept ideato e portato in vita dal barista Michele Fabbrini, che dopo una lunga esperienza dietro al bancone, ha pensato di portare la tazzina ad un altro livello di fuori casa, nella sua modalità itinerante.
Complice il suo fedelissimo – quanto vissuto – Renault Estafette riportato in auge come caffetteria ambulante, Fabbrini gira per il torinese comunicando lo specialty coffee.
Caffètte, l’espresso è a bordo: allora, quando e da dov’è partita l’idea del barista errante?
“Innanzitutto partiamo dal nome, che deriva proprio dal Renault Estafette, che diventa caffetteria. Il progetto quindi nasce da questo gioco di parole nel 2018. Prima di allora ho frequentato l’alberghiero, lavorando sino al 2010 in cucina. Poi, per seguire i miei fratelli che vivono in Francia, sono partito a Parigi e Lione, e ho iniziato a muovermi in caffetteria, in un coffee shop Illy: lì ho capito che questo mondo era tutto da scoprire. Tanti italiani lo ignorano, ma l’espresso ha uno spettro di gusto che va esplorato e così ho voluto approfondire il tema della filiera.
Sono tornato a Torino e ho deciso di aprire una mia attività. Volevo un locale fisso, ma la concorrenza è tanta, quindi ho pensato a un’alternativa itinerante. Ho cercato un furgoncino che richiamasse lo stile vintage – passione ereditata da mio padre -. Ho acquistato un Renault Estafette degli anni settanta, l’ho sistemato e restaurato. Una volta trasformato in autonegozio omologato è partita l’attività.
Inizialmente il concetto si basava sul portare in giro il caffè. Da un anno a questa parte sono riuscito a realizzare una vera e propria caffetteria in grado di valorizzare il prodotto che servo. Il piano è di sviluppo di una rete commerciale locale, con materie prime che recupero da Giaveno. Giuliano Caffè, torrefazione del torinese, mi rifornisce e che ha aperto una piccola sezione con focus sugli specialty, Orso Laboratorio Caffè.
Insieme, stiamo spostando l’attenzione sui metodi alternativi di estrazione. Per quanto riguarda l’offerta food mi appoggio a uno dei pochi pasticceri che prepara ancora i croissant a mano, farciti e anche con soluzioni vegane: la croissanterie Poirot. Di pomeriggio invece propongo una focaccia tipica di Giaveno, dall’impasto dolce, che si sposa con il caffè freddo e i cappuccini a base di bevande vegetali.
Rivolgendomi ad alcune cascine della valle, ho creato diverse ricette più gustose proprio per avvicinare i clienti anche al di là del puro espresso e al filtro. Il miele che uso per la preparazione arriva dall’azienda “apicoltura torinese” di Collegno. L’abbinamento caffè freddo/miele è ben riuscito, perché sposa la parte fruttata e l’amarognolo del miele.”
Come ha adattato alla caffetteria il suo Renault Estafette?
“E’ un furgone piccolino ma ben organizzato. Essendo in origine un camper, aveva solo i sedili e per il resto era vuoto: l’abbiamo sistemato strutturalmente, mentre la parte igienico sanitaria è stata seguita da un’azienda esterna. Negli eventi predisponiamo anche un piccolo corner all’esterno, composto di tavolini per far accomodare i clienti attorno al furgoncino.
In generale questo per me è un secondo lavoro – dopo la pandemia, ho dovuto cambiare mestiere, passando ad occuparmi della parte tecnica nel settore automotive-. Con Caffètte però riesco a mantenere viva la mia passione per il mio lavoro al contatto con il cliente e i produttori: me ne occupo il sabato e la domenica. In base agli eventi che corrispondono ai fine settimana, cerco di esserci (come ad esempio al Torino Coffee Festival) perché poi si allineano bene con l’estetica e la proposta di Caffètte. Mai al di fuori del torinese però, perché il furgoncino non mi permette di allontanarmi troppo.”
Quale caffè servi, a che prezzo, quali estrazioni?
“Il filtro è ancora un’opzione da mettere a punto. Durante il Turin Coffee Festival ho lavorato con Marco Aloy di Orso Laboratorio Caffè, che ha gestito quell’aspetto e ho cominciato a prendere le misure per poterlo inserire nella mia proposta standard.
Al momento utilizzo di base una miscela di Giuliano Caffè, Virtuosa, composta da tre monorigini: Nicaragua biologico, Brasile, Perù, adatta a chi vuole un espresso classico e anche alle preparazioni più elaborate come la crema al caffè fatta sul momento. Cerco sempre di avere in carta una monorigine fornita da Orso laboratorio Caffè e attualmente propongo un Brasile e un Ruanda per passare prossimamente ad un Messico e Cina.
Il prezzo si aggira attorno all’euro e trenta per la miscela e per la monorigine può variare dai 2 ai 3 euro, dipende dal prezzo iniziale d’acquisto. Per un espresso particolare, come la crema o con l’aggiunta del miele il costo cambia ovviamente e aumenta ulteriormente.
In linea di massima nessuno si è lamentato: spiego in anticipo che cosa c’è dentro la tazzina per motivarne il prezzo e lascio decidere poi al cliente se ordinarlo o meno. Anche a Torino ormai la scena di specialty si sta evolvendo: si deve capire il proprio target di riferimento. Ad esempio le nuove generazioni sono più ricettive ai nuovi gusti e a prezzi differenti. Ma la maggior parte delle persone si è mostrata curiosa. E il bello è anche che tra noi che facciamo lo stesso lavoro, si collabora senza ostacolarci a vicenda.”
La macchina e il macinino che usa? Dove allaccia l’acqua?
“Ho scelto una Lelit bianca perché avevo bisogno di una macchina che avesse una potenza non eccessiva – uso il generatore -: facendo anche tra i due e gli otto chili per evento, non manca mai un colpo. Ho iniziato con un macinino fornito da Giuliano Caffè, un modello Eureka e ho aggiunto un modello home edition Anfim che mi ha dato Fabio Colicchia. Per quanto riguarda invece l’acqua: solitamente carico le cisterne da 100 litri sul furgoncino, una soluzione che arriva dalla montagna di Giaveno. E il resto la fa la parte dell’addolcitore nel serbatoio della Lelit, che ha un sistema di filtraggio automatico che ho mantenuto.”
Prossime tappe di Caffètte?
“L’idea è quella di fare una pianificazione degli eventi in maniera sistematica. Sono già previsti degli appuntamenti con privati che vogliono proporre qualcosa di diverso dal solito espresso per le loro feste. A settembre ad Avigliana, lungo i laghi, ho programmato due soste prolungate che il comune lascia gratuite. Per seguire le tappe, uso molto Instagram su Caffetteil_barista_errante. Non ho in programma di espandere la mia area di riferimento: a Torino il caffè è il classico espresso, per cui voglio insistere sul territorio per avviare un piccolo cambiamento da qui.”