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venerdì 22 Novembre 2024
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Godina: “L’Italia del caffè non ha bisogno di mostrare una maggiore rappresentanza al Woc, ma di fare più cultura”

Il caffesperto: "Credo che la fiera World of Coffee abbia fatto bene al mercato professionale del caffè italiano perché ha permesso a tutti gli operatori italiani che sono venuti a visitarla di vedere, e in taluni casi di scoprire, che cos’è il mondo dell’Arabica specialty e di quante e quali nuove opportunità di business questa merceologia offre"

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MILANO – Il World of Coffee ormai è alle spalle, ma ha lasciato il segno in tutti coloro che hanno gravitato attorno all’evento caffeinico che per tre giorni ha animato tutta Milano. Gli operatori che hanno partecipato attivamente per rendere la Fiera un appuntamento imperdibile, si sono espressi facendo un bilancio di questa esibizione ciascuno dal proprio punto di vista. Tra questi ci ha raggiunto il caffesperto Andrej Godina, che ha commentato con una sua riflessione il Woc, ripercorrendone le tappe che hanno portato alla sua evoluzione sino all’ultima edizione, attraverso la figura delle aziende, dei baristi, il ruolo delle associazioni e del mondo delle gare. La condividiamo con i lettori.

di Andrej Godina

Godina fa il punto sul World of Coffee

“La fiera World of Coffee è l’appuntamento internazionale annuale che riunisce la comunità
dello Specialty Coffee. L’edizione del 2022 era stata programmata a Varsavia ed è stata
spostata qualche mese prima dell’evento in Italia a Milano. Per inquadrare qual è il taglio di
questa fiera è importante fare un passo indietro e tornare alle sue origini, alla sua prima
edizione. Nel 1998 i soci fondatori della Specialty coffee Association of Europe hanno creato
la SCAE allo scopo di diffondere una nuova cultura del caffè Arabica di alta qualità seguendo ciò che era già stato fatto con successo negli USA dal 1984 dalla Specialty Coffee Association of America.

Immediatamente dopo la costituzione della SCAE fu organizzato il primo campionato mondiale baristi a Monaco nel 2000 dove, per la prima volta nella storia del mondo della caffetteria, il barista saliva sul palcoscenico e si sfidava nell’erogazione del migliore espresso, cappuccino e bevanda analcolica a base di caffè. Il World barista championship è stata una delle due colonne portanti dell’attività di SCAE assieme a quella della formazione con le certificazioni del Coffee Skills Program.

E’ proprio attorno alla finale mondiale del World barista championship che è nata la fiera World of Coffee per fare da contorno e supporto alle gare baristi

Nel corso degli anni le gare si estesero anche alla latte art, al coffee in good spirits e al cup tasting. Infatti le aziende che esponevano a queste prime edizioni erano solamente quelle legate alla professione del barista, ovvero i produttori di macchine caffè espresso, macchine filtro, macinacaffè, accessori e prodotti per il bar. Solamente più tardi venne anche introdotta la gara dedicata ai tostatori.

La fiera del World of coffee iniziò ad acquisire una fisionomia differente quando le gare
mondiali furono acquisite dalla società World coffee event e quando la community dello
specialty iniziò ad arricchirsi di tanti nuovi micro torrefattori. La concomitanza di questi due
fattori diede l’impulso per invogliare anche nuove aziende a partecipare alla fiera come per
esempio l’industria degli impianti di torrefazione e il trading di caffè verde.

Continua il racconto di Godina

Le grandi e piccole aziende che costruiscono impianti di tostatura iniziarono a esporre in fiera assieme ai trader di caffè verde: all’inizio c’erano solamente le piccole aziende specializzate nello Specialty Arabica, successivamente iniziarono ad esserci anche tutte le più grandi multinazionali come il gruppo Neumann, Ecom, Volcafe, Blaser, ecc. Fu così che la fiera World of Coffee si è trasformata nel corso del tempo da evento dedicato al mondo del bar specialty a evento dedicato al mondo del caffè specialty, con espositori che coprono tutti gli anelli della filiera, dal verde alla tazzina.

Il mercato dello specialty Arabica rappresenta oggi più del 10% del mercato globale e la fiera di Milano ne è stata la perfetta rappresentazione. La fiera ha ospitato visitatori provenienti da tutto il mondo, approfittando del fatto che i baristi e i micro torrefattori che partecipano alle gare mondiali del World coffee event provengono da tantissimi paesi. Fatta questa premessa è opportuno dare uno sguardo al mercato italiano del caffè e quanto lo specialty sia rappresentato. Se consideriamo che in Italia ci sono circa 150.000 bar e che quelli specialty, con molta probabilità, sono meno di 300, è facile calcolare che l’offerta di caffè specialty al banco bar rappresenta solo lo 0,2%. Una percentuale così bassa permette di affermare che il caffè specialty è ancora una nicchia di mercato molto piccola che, sicuramente, crescerà nel prossimo futuro.

Fatto queste semplice calcolo e ritornando alla fiera di Milano e sulla presenza di aziende italiane espositrici è facile calcolare la loro percentuale sul totale

Il numero degli espositori elencati sul sito web della World of Coffee sono stati 359, di cui le
aziende italiane ne rappresentano circa il 15%, una percentuale assolutamente superiore
rispetto al mercato specialty rappresentato in Italia. Guardando la fiera da questa prospettiva non possiamo non dire che l’evento di Milano è stato un grandissimo successo per l’industria del caffè italiana che ovviamente, indirizza gran parte del suo lavoro nei mercati esteri dove lo specialty coffee è più diffuso.

L’Italia del caffè non ha bisogno di avere una maggiore rappresentanza di aziende o visitatori italiani al WOC ma ha necessità di un grande lavoro ancora da fare nel paese di una maggiore diffusione della cultura del caffè da farsi capillarmente su tutto il territorio nazionale.

Per non parlare poi del prezzo dell’espresso al bar.

Ancora oggi, dopo che la SCA è riuscita in altri mercati a far emergere una consapevolezza
che un caffè di qualità deve essere venduto a un prezzo alto, in Italia questo ancora non
succede. Emblematica è stata la mia visita, il giorno dopo la fine della fiera, in una caffetteria in centro vicino al Duomo, dove sono andato a prendere al banco un espresso e una bottiglietta di succo di frutta. In cassa ho pagato 1,5 euro per un espresso singolo specialty e 4,5 euro per un succo di frutta alla pesca.

Posso capire che il succo di frutta ha incluso anche il costo della bottiglietta di vetro ma com’è possibile che per una merceologia che è coltivata a decine di migliaia di chilometri, raccolta e processata a mano, tostata in Italia, distribuita al bar e che richiede una elevata professionalità per essere adeguatamente macinata e estratta a costare un terzo rispetto a un succo di frutta?

C’è ovviamente anche da tenere presente che il gestore del bar ha semplicemente comprato il succo il frutta già pronto da servire e non ha bisogno di alcuna competenza per venderlo.”

Conclude Andrej Godina: “Credo che la fiera World of Coffee abbia fatto bene al mercato professionale del caffè italiano perché ha permesso a tutti gli operatori italiani che sono venuti a visitarla di vedere, e in taluni casi di scoprire, che cos’è il mondo dell’Arabica specialty e di quante e quali nuove opportunità di business questa merceologia offre.”

Andrej Godina

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