MILANO – E’ solo il primo giorno del World of Coffee, appuntamento che ha riunito a Milano tutto il mondo attorno alla cultura della bevanda – dai produttori ai baristi – eppure è già stato possibile fare qualche importante considerazione sull’andamento della manifestazione, con un occhio in particolare sulla presenza in Fiera dei torrefattori italiani: non è qualcuno a caso che si è esposto. Così come è solito fare, è Francesco Sanapo, il coffee hunter, barista, pioniere degli specialty, torrefattore e profondo amante del caffè (per citare solo alcuni dei suoi mille volti) ad aprire il dibattito direttamente dal ponte che collega le diverse hall del Woc.
E lo fa con un pizzico di rammarico nello sguardo, di chi sa di aver mancato un’importante occasione per distinguersi nell’eccellenza che l’Italia sa esportare così bene in tutto il mondo.
Sanapo pone una domanda interessante
“L’Italia dov’è? Questo è il pensiero che mi è saltato in testa dopo il primo giorno passato al Woc, evento mondiale del caffè, tappa a Milano: ma dove sono le aziende italiane?
La mia non vuole essere una critica, piuttosto la condivisione di una perplessità che forse è espressione di una crisi profonda, non dal punto di vista economico – le aziende sono sane – ma a livello d’identità, di idee da proporre. Se in Italia sono oltre 900 le torrefazioni, ma in fiera ce ne saranno soltanto 5, la mia domanda che sorge spontanea è: perché?”
“Forse non crediamo che il nostro caffè sia all’altezza di un evento internazionale, oppure vogliamo snobbarlo?”
“In entrambi i casi dobbiamo rivedere la scena caffeicola italiana. Spero che con questo pensiero si possa scuotere la situazione. Apriamo il dibattito: vorrei andare di torrefattore in torrefattore a domandare perché non sono qui. Senza dubbio ci saranno delle ragioni importanti, ma mi piacerebbe capirle.”
Continua Sanapo: “Vorrei riportare il caffè italiano dove è giusto che sia, ad un livello di altissima qualità. L’espresso simbolo del made in Italy. Io credo molto al fatto che possiamo dire la nostra in termini di qualità, di bellezza, e di know how.
Eppure qua vedo le aziende di macchine di caffè, ma non i torrefattori.”
Un concetto che ha voluto condividere anche in un video sul suo canale social.
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