MILANO – L’attenzione alla qualità dei prodotti e dei servizi e gli investimenti profusi per migliorarli, non sono semplici esborsi per le aziende, ma anzi generano un valore più ampio per tutte le componenti del soggetto economico aziendale, garantendo una maggiore sostenibilità e ponendo le basi per una maggior solidità nel medio-lungo termine.
Lo studio in collaborazione con Fondazione Ernesto Illy
A dimostrare come la qualità non soltanto non penalizzi le aziende rispetto alle concorrenti che puntano tutto sul basso prezzo, ma anzi le valorizzi è uno studio condotto a livello europeo dal Cresv Bocconi, Centro di ricerche su Sostenibilità e valore, in collaborazione con Fondazione Ernesto Illye Centromarca, Associazione italiana dell’Industria di Marca e Corriere della Sera che è stata presentata ieri pomeriggio all’Università Bocconi.
Incontro al quale hanno portato il loro contributo frutto anche dell’esperienza personale nelle rispettivi aziende Fedele Confalonieri Presidente Mediaset, Diego Della Valle Presidente Tod’s, Andrea Illy presidente e amministratore delegato illycaffè, Ruggero Magnoni Chairman of Investment Banking EMEA, Nomura, Vincenzo Tassinari Co-chairman Ecr Italia e Presidente Coop Italia Il convegno si è aperto con la presentazione di Anna Illy, presidente della Fondazione Ernesto Illy, che ha parlato anche del libro “Valore, Impresa e sistema paese: strategia d’azienda per la generazione di valore sostenibile” che era alla base del convegno.
E nel quale, con altri (Loro Piana, Bulgari, Bmw e Sainsbury’s) viene presentato e approfondito il caso illycaffè.
La prima parte della ricerca ha permesso di ripartire il campione tra aziende che competono sul prezzo e realtà che puntano alla qualità, per poi paragonare le rispettive capacità di generare valore economico. Il confronto su diversi indicatori per il periodo 2000-09 illustra che non esiste scostamento rilevante tra i rendimenti dei due raggruppamenti nell’ottica di creare valore per la proprietà.
“I nostri risultati – spiega Maurizio Dallocchio, Nomura Chair of Corporate Finance alla Bocconi e coordinatore scientifico della ricerca- ci dimostrano che le aziende che concentrano la strategia sull’investimento di lungo periodo e dunque su qualità e valore (value), generano mediamente un rapporto tra Ebitda (misura della gestione dell’azienda; n.d.r.) su fatturato di poco inferiore al 16%, contro il 13% generato dalle aziende orientate prevalentemente al contenimento dei costi e alla salvaguardia dei risultati economici di più breve periodo (cost). Tuttavia, analisi più rigorose ci inducono a affermare che non è corretto sostenere una prevalenza in termini inequivocabili delle aziende value rispetto alle cost nella capacità di generazione di valore per gli azionisti”.
Per quanto riguarda le risorse umane, dai dati emerge che in generale le aziende value qualificano maggiormente il proprio personale, con programmi di training e specializzazione, e hanno un costo medio per dipendente più consistente.
Per la categoria dei clienti e utenti le analisi evidenziano che strategie di customer loyalty, un mezzo importante per generare valore di lungo termine, sono intraprese dalla totalità delle aziende value del settore automobilistico e dal 29% della grande distribuzione mentre i risultati per le aziende cost sono molto più contenuti.
“La capacità di generare valore per la comunità intorno alla quale un’azienda opera è un altro sintomo evidente di sostenibilità di lungo termine -afferma Dallocchio – La nostra ricerca ha messo in luce che i contributi diretti a favore della comunità (in particolare verso cultura, sport e educazione) -un indicatore potente della capacità di generare indirettamente ma sostenibilmente valore nel lungo periodo- sono sempre presenti nelle aziende value e più raramente in quelle cost. Lo studio rileva tali contributi nella totalità delle aziende value del settore accessori, contro il 32% delle aziende cost, nel 62% delle aziende value alimentari, contro il 50% di quelle cost”.
Infine, anche l’attenzione per l’ambiente è un fronte sul quale si distinguono le aziende value. Una specifica strategia ambientale è, per esempio, formulata dal 55% delle aziende alimentari che puntano alla qualità, contro il solo 5% delle cost, e dall’84% delle aziende value della grande distribuzione, contro il 27% di quelle cost.