MILANO – L’Avana va in retromarcia. Perché se da sabato i cubani non possono più acquistare articoli di igiene personale e per la casa a prezzi sussidiati il caffè resterà tra i prodotti razionati ma venduti a prezzi politici. Il colmo per un Paese produttore. La decisione fa seguito all’avvertimento del 18 dicembre scorso dal presidente Raul Castro davanti ai 611 membri del Parlamento.
Cuba: il caffè resterà tra i prodotti razionati
Il fratello di Fidel aveva detto: “Molti cubani confondono il socialismo con le cose gratuite o sussidiate. L’uguaglianza con l’egualitarismo”.
Così da sabato prossimo, nella libreta de abastecimiento, la tessera annonaria instaurata nel 1961 da Fidel Castro per far fronte alla scarsità di prodotti, provocata dall’embargo Usa, non ci saranno più i prodotti per l’igiene. Restano sempre razionati ma a prezzo politico zucchero, caffè e oli da cucina ecc.
Oltre alla riduzione dei prodotti a prezzi sussidiati, la svolta prevede, tra l’altro, l’iniziale licenziamento di almeno 500.000 statali, affinché possano dedicarsi a lavori in proprio. Un obiettivo prioritario, tanto che, l’altro ieri, l’agenzia di stampa ufficiale Granma aveva tuonato contro i burocrati che, come aveva previsto Raul Castro, stanno intralciando i relativi permessi.
Si tratta di un cambiamento epocale che spingerà Cuba ad allinearsi alle esperienze asiatiche come quelle del Vietnam e della Cina, sarà sancito ufficialmente il prossimo aprile dal VI Congresso del Partito comunista cubano.
Ed è possibile che l’allineamento al Vietnam possa portare ad un rilancio in grande stile della coltivazione del caffè. Che a Cuba ha sempre prodotto alcune delle sue varietà migliori, a cominciare dal Kristal Cuba.