In Corea l’usanza di bere il tè sembra essere stata introdotta nel sesto o settimo secolo d.C. da parte di monaci buddisti tornati dalla Cina. Negli antichi testi storici Samguk-yusa e Samguk-sagi si narra che la regina Sŏndŏk (Seondeok 선덕 善德, r. 632-646) di Silla beveva tè e che il re Munmu nel 661 ordinò che il tè fosse usato durante le offerte cerimoniali. Il re Sinmun, inoltre, consigliava l’uso del tè per purificare la mente, mentre il re Heundok avrebbe ottenuto semi di tè dalla Cina Tang nell’828, ma questi potrebbero non essere stati i primi semi di tè arrivati in Corea.
Durante il periodo Koryŏ (dal X al XIII secolo) il tè fu argomento di alcune delle poesie più antiche mai pervenute fino a noi. Il tè fu a lungo offerto nelle cerimonie ancestrali, che sono ancora oggi conosciute col nome di Ch’a-rye (차례 茶禮, dove il primo carattere ch’a significa tè) anche se sono secoli che in queste cerimonie non si offre più il tè.
Perché la Corea è meno conosciuta del Giappone per la sua cultura del tè
La cultura del tè si identificava profondamente con il buddismo, tanto che, quando la dinastia Yi decise di sostituire il buddismo con il confucianesimo nel XIV secolo, non solo vennero distrutti la maggior parte dei templi, ma fu anche proibito bere il tè.
Una stanzetta in cui si beve il tè
Per secoli vi furono pochi segni che la cultura del tè sopravvivesse in Corea, fino a quando non troviamo il grande studioso Tasan (Dasan 다산 茶山), Chŏng Yak-yong (Jeong Yak-yong 정약용 丁若鏞 1762-1836), che beveva tè in un modo formale, in una speciale stanzetta a questo dedicata, durante il suo esilio a Kangjin, nel sud del paeseNei primi anni del XIX secolo un giovane monaco buddista, Ch’o Ŭi (Cho Ui 초의 艸衣1786-1866), gli fece visita e si fermò vari mesi presso di lui, e bevvero il tè assieme. Questo Ch’o Ŭi fu poi il primo dei grandi restauratori della cerimonia del tè in Corea: costruì in seguito un suo rifugio chiamato Ilchi-am sopra il tempio ora noto come Taehung-sa presso Haenam, nel sud della Corea, dove visse per molti anni coltivando la “via del tè”. Alla morte di Tasan, Ch’o Ui compose il Tongdasong (Dongdasong 동다송 東茶頌), un grande poema a celebrazione del tè.
La capanna in cui si serve il tè in un tempio montano
Eppure, nonostante l’esempio di Ch’o Ŭi la “via del tè” restò quasi sconosciuta in Corea. Non fu che di recente che fu ripresa grazie agli sforzi di un altro monaco, il venerabile Hyo Dang, Ch’oi Pom-sul, che fondò varie scuole e un’università dopo il 1945.Come si fa un buon tè coreano
Il tè coltivato in Corea è il tè verde, molto diverso da quello che si produce in India. La principale differenza fra il tè verde e quello indiano è che le foglie del tè verde non si fanno ossidare.
Foglioline di tè verde
Un’altra differenza molto importante è la temperatura dell’acqua con la quale si prepara il tè. Mentre per il tè indiano l’acqua deve essere praticamente sul punto di bollire, per il tè verde la temperatura dell’acqua deve essere molto inferiore, attorno ai 70 gradi. Per alcune qualità di tè verde, la temperatura dell’acqua deve essere ancora inferiore, addirittura attorno ai 30 gradi.
L’acqua usata per il tè deve essere “pura acqua di fonte”. Tradizionalmente l’acqua deve essere fatta bollire in una cuccuma su un fuoco di carbone acceso in un piccolo braciere nella stanza. Vi sono molte poesie che parlano del borbottio dell’acqua mentre si avvicina alla temperatura giusta, quando “emette un suono come il vento che mormora fra i bambù o fra i pini”. Oggi si usano fornelli elettrici, molto meno poetici, ma più pratici.
Un set da tè tradizionale
Per preparare il tè alla maniera coreana occorre un set da tè, che di solito è formato da tre o cinque tazze, e da una teiera che è più piccola delle nostre teiere tradizionali. C’è poi un recipiente abbastanza grande in cui viene versata l’acqua usata per scaldare preliminarmente la teiera e le tazze (non illustrato in figura) e una ciotola un poco più piccola in cui si versa l’acqua per farla raffreddare. Ci sono inoltre dei piattini su cui si mettono le tazze una volta riempite.La cerimonia
Quando il tè viene servito, una persona presiede alla cerimonia, preparandolo e servendolo. Una prima quantità di acqua calda viene versata nella ciotola più grande illustrata a destra nella figura e poi versata nella teiera vuota. Quest’acqua, che serve per scaldare la teiera, viene poi versata nelle tazze per scaldarle.
Un’insegnante tiene lezione sulla cerimonia del tè
Una seconda quantità d’acqua viene lasciata raffreddare un po’ mentre si mette nella teiera un cucchiaio di tè: la quantità dipende molto dal tipo di tè e dal numero di persone per le quali deve essere preparato. Quando l’acqua si è raffreddata a sufficienza, viene versata gentilmente nella teiera. Intanto l’acqua che si era versata nelle tazze per scaldarle viene gettata via. Il tè viene lasciato nella teiera da due a tre minuti, mentre una nuova quantità di acqua viene messa nella ciotola grande per raffreddarsi in vista di un secondo giro.
Il tè viene poi versato direttamente nelle tazze, un poco alla volta, avanti e indietro, in modo da diffondere equamente il tè più forte che emerge dal fondo della teiera. Nella teiera non deve restare acqua perché altrimenti prenderebbe un gusto amaro. Le coppe riempite vengono poste su un vassoio e offerte agli ospiti.
Il tè coreano viene di solito bevuto tenendo la coppa in entrambe le mani. Il primo passo è quello di osservare il colore del tè, il secondo quello di inalarne la fragranza, il terzo di assaggiarlo con la lingua, il quarto quello di seguirne il gusto in gola e infine rimane in bocca un retrogusto da apprezzare.
Una cerimonia del tè all’aperto
L’acqua del secondo giro può essere un poco più calda di quella del primo. Siccome le foglie che si trovano nella teiera si sono ammorbidite, l’acqua vi deve rimanere solo per un breve momento. Il tè viene poi versato nella ciotola grande, che viene poi passata in giro per permettere a ciascuno di servirsi da sé.
Si dice che il tè verde raggiunga il massimo del suo gusto dopo averlo servito per tre volte, ma un tè molto pregiato può sopportare bene anche quattro o cinque giri.