PIEDIMONTE MATESE (Caserta) – L’esperienza di Alfonso Ricigliano che per ben 38 anni dal 1966 al 2004 ha dato lavoro alla Guardia di Finanza matesina (FOTO d’epoca). Alfonso Ricigliano: “Se trasportavi del caffè senza autorizzazione o ne avevi oltre cinque chilogrammi senza giustificare il possesso, scattava il carcere…”
Racconta Ricigliano: “Erano trascorsi meno di due anni, dal mio ritorno dal servizio di leva, ed avendo deciso di fare il commerciante con mio padre, per la nuova legge, del 26 maggio 1966 numero 344 di disciplina del Caffè Nazionalizzato, ebbi modo di instaurare rapporti continui e prolungati con il Comando Brigata della Guardia di Finanza di Piedimonte d’Alife.
Tale legge, entrata poi in vigore il 5 ottobre, introduceva tutta una serie di normative, tendenti ad accertare, che il caffè crudo importato, avesse assolto gli oneri di dogana e fiscali, stabilite dalle leggi specifiche del settore. All’ epoca il cinquanta per cento del prezzo del crudo, nel porto a Napoli, era dato da imposta doganale.
Semplificando cerco di spiegare la legge. Dalla data precitata, dovevo 48 ore prima di acquistare, avvertire i miei fornitori di caffè crudo, del peso e qualità desiderata,del giorno, ora precisa in cui iniziava il trasporto, tempo di percorrenza presunto. In relazione a tali dati, questi provvedeva presso un apposito ufficio doganale o della Guardia di Finanza, a far emetterla BOLLETTA di LEGITTIMAZIONE per CAFFÈ NAZIONALIZZATO, per dimostrare che era stato assolto l’obbligo doganale.
Tale documento, veniva emesso in quattro copie, una trattenuta dall’ ufficio emittente, una veniva spedita al comando Guardia di Finanza competente della zona del destinatario, due copie consegnate al venditore richiedente. Al momento del carico merce, una copia veniva trattenuta ed annotata in apposito registro di carico e scarico del mittente, la seconda veniva data all’ acquirente per accompagnare il trasporto, ed a destinazione andava annotata in apposito registro vidimato dalla Finanza.
Detto registro, prevedeva le molteplici possibilità di utilizzo del prodotto, annotando in apposite colonne, le lavorazioni eseguite. Nel caso di mio padre ottenuta dopo un iter burocratico, la licenza n 8/66/Ce dalla Intendenza di Finanza di Caserta, da rinnovare ogni cinque anni poteva detenere una prestabilita quantità ci caffè crudo, tostarlo a sua discrezione in base alla vendita giornaliera, venderlo o sfuso in base alla richiesta del quantitativo del compratore o confezionarlo per eventuale vendita a ristoranti o commercianti.
Assolutamente, le confezioni non potevano superare i cinque kili di prodotto, dovevano avere una sigla giornaliera e data di confezionamento, doveva ancora ogni volta, essere annotato il calo di peso nella trasformazione da crudo a cotto, non superando dei parametri già stabiliti dal 18 al 22 per cento. Grazie alle spiegazioni avute dai fornitori importatori, e mettendo a frutto le lezioni di Contabilità Agraria fatte da studente, sono stato capace di gestire da solo il non facile compito.
Dalle scritture contabili del Registro in qualunque momento, cosa avvenuta diverse volte, la Finanza di Piedimonte doveva poter controllare la corrispondenza del caffè cotto e crudo effettivamente posseduto, con quello che risultava in carico. Fino al marzo 1976 , la lavorazione artigianale e la vendita avvenivano, abbinate al bar, nello stesso locale di Via Antonio Gaetani 71, vicino la chiesa di Santa Lucia, e tutto filava liscio.
Avendo spostati il Bar in Via Carmine 16, per portare il caffè da vendere in via Gaetani ad una distanza 150 metri o dovevo confezionarlo tutto in pacchi di massimo cinque kilogrammi, o cosa che preferii fare, chiedere ogni volta il permesso, prima del trasporto al competente Comando Brigata Guardia di Finanza di Piedimonte, allora ubicato in Via Matese. Dovendo fare il trasporto due volte la settimana, creai non per mia volontà, ma per motivi imposti dal legislatore lavoro supplementare alla Brigata di Piedimonte.
Per prima cosa, pur essendo l’unico fruitore del servizio, della zona alifano-matesina, la caserma si dovette munire delle necessarie bolle di Legittimazione, richiedendole a Caserta, che a sua volta le riceveva dall U.T.I.F. di Napoli . Per sopravvenuti problemi ecologici, dal marzo 1983 , il laboratorio per la lavorazione, senza accesso al pubblico, veniva spostato in campagna in località Foglie Secche ma sempre nel Comune di Piedimonte. Ne essendo lontano in linea d’aria dal Cimitero, a volte qui si avvertiva l’odore del caffè tostato durante la lavorazione.
Non avendo potuto avere la energia elettrica dall’ENEL che voleva appena 12 milioni, perché distante oltre 300 metri dalla cabina, iniziai una nuova trafila burocratica con l ‘Ufficio Tecnico Imposte di Fabbricazione di Napoli per essere autorizzato a detenere un generatore di corrente da 6 kilovat necessario per la lavorazione. Arrivato il permesso fù trasferito il laboratorio continuando sempre a fare il trasporto con le bolle emesse dalla Brigata di Piedimonte.
L’obbligo del la bolla fiscale di trasporto, è durato fino alla entrata in vigore del trattato di Schengen, che istituendo la libera circolazione di uomini e merci ha eliminato tale diposizione prettamente italiana, quindi se ben ricordo è finita nel 2004 .Per quanto vi ho detto, a parte i contatti dal 1966 al 1976, più saltuari, dal 1976 al 2004, invece, effettuando il trasporto due volte la settimana, tenete conto quante Bolle di Legittimazione ha dovuto emettere il Comando Brigata di Piedimonte. Per tale motivo ho avuto rapporti fiscali dal primo Maresciallo Vito Mondello, all ‘ultimo in ordine temporale Maresciallo Mario D’Angelo, e relativi altri militari.
Perchè questo mio scritto, perché NON HO MAI DOVUTO UNGERE LA RUOTA PER CAMMINARE, ho sempre trovato disponibilità, comprensione, e stima reciproca, come è giusto che avvenga. Aggiungo un piccolo dettaglio previsto dalla citata legge, il non giustificato possesso di più di cinque kilogrammi di caffè crudo o cotto, determinava l’automatico arresto per contrabbando
Fonte http://www.caiazzorinasce.net/2014/06/piedimonte-matese-quando-detenere-piu.html