MILANO – Ancora in calo la produzione dell’Indonesia. Secondo il report annuale della rete informativa estera del minagricoltura americano (Usda), il raccolto 2014/15 (aprile – marzo) subirà un’ulteriore flessione di oltre il 6% scendendo a 8,9 milioni di sacchi, contro i 9,5 milioni del 2013/14 e i 10,5 milioni del 2012/13.
Per una volta, i dati sono nettamente inferiori a quelli dell’Ico. L’organizzazione londinese stima, infatti, in 13,042 milioni il raccolto per l’annata caffearia 2012/13 e in 11,667 quello per l’annata 2013/14.
Il declino produttivo, rispetto al picco storico di 2 anni, fa va imputato, in primo luogo alla variabile climatica. Sul raccolto di quest’anno hanno influito soprattutto le precipitazioni fuori stagione, che hanno ostacolato l’impollinazione delle piante limitando il potenziale produttivo dei robusta, per i quali si prevede un calo produttivo di 500.000 sacchi a 7,35 milioni di sacchi.
Minore l’impatto sugli arabica, che hanno proprietà di autogamia (si riproducono quasi esclusivamente per auto-impollinazione), il cui raccolto si attesterà a 1,55 milioni di sacchi, in marginale flessione (appena 100.000 sacchi in meno) rispetto all’annata precedente.
Come è possibile vedere dalla tabella sottostante (cliccare per ingrandire), l’andamento produttivo degli ultimi anni è stato influenzato soprattutto dalle condizioni climatiche (in particolare il regime anomalo delle precipitazioni), il cui impatto è accentuato dalle pratiche agricole non sempre ottimali e dall’età media elevata degli arbusti. L’estensione delle superfici coltivate rimane stabile, attorno agli 1,2 milioni di ettari.
Caffè amico dell’ambiente
Le aree forestali indonesiane subiscono pressioni antropiche sempre più forti, legate alla crescente industrializzazione e urbanizzazione.
Perum Perhutani, l’azienda di stato che si occupa della conservazione del patrimonio forestale, ha varato vari progetti volti a promuovere le pratiche agroforestali, nell’intento di favorire attività produttive sostenibili e compatibili con gli equilibri dell’habitat naturale.
In tale ambito, Perhutani vede favorevolmente, dove possibile, l’introduzione della coltura del caffè. Essa presenta infatti i seguenti vantaggi:
- il caffè è una pianta perenne, che sviluppa un esteso apparato radicale, utile a prevenire l’erosione del suolo;
- il ciclo produttivo della pianta (anche trent’anni) fa sì che non vi siano frequenti e dannose rotazioni colturali;
- la copertura forestale è ottima per la coltura ombreggiata;
- il caffè è una buona cash crop, che garantisce un reddito regolare al produttore.
Come riferisce il report, Perhutani gestisce 684.000 ettari di area protetta, di cui 291.306 ettari in Giava occidentale. L’azienda si limita tuttavia a mettere a disposizione i soli terreni: tutto il resto (materiale genetico, input, forza lavoro, capitali, know-how) dovrà arrivare dallo stato, dai governi locali o dai privati.
Consumi
Anche in questo caso, le stime Usda sono decisamente più prudenti. Il report stima infatti i consumi interni, per il 2013/14, in 2,68 milioni di sacchi: praticamente un milione di sacchi in meno rispetto a quanto indicato dall’Ico. I consumi di torrefatto sono pari a 2,04 milioni di sacchi. Il resto (640.000 sacchi) è dato dal solubile, un prodotto decisamente trainante nel mercato indonesiano, grazie anche al successo dei preparati istantanei 3 in 1. In crescita anche la diffusione delle bevande pronte a base di caffè, in bottiglietta di plastica o lattina, commercializzate in vari formati dai principali competitor nazionali e internazionali.
È importante sottolineare che l’Indonesia ha importato, nel 2013/14, 930.000 sacchi di caffè in tutte le forme, di cui 200.000 di caffè verde e ben 555.000 di solubile.
Cifre Aeki
Diverse le cifre rese note dal presidente dell’Associazione degli esportatori dell’Indonesia (Aeki) Irfan Anwar, durante una conferenza che si è svolta, il mese scorso, a Giacarta. Secondo Anwar, i consumi sono stati di 260.000 tonn (4,33 milioni di sacchi) nel 2013 e raggiungeranno le 300.000 tonn (5 milioni) quest’anno. La crescita della popolazione e il migliore tenore di vita contribuiranno a un ulteriore balzo in avanti di quasi un terzo nel corso dei prossimi 2 anni, che porterà i consumi a 400.000 tonn (6,66 milioni) entro il 2016.
Export in calo
La produzione in calo e l’espansione del mercato interno farà scendere ancora l’export, che si fermerà, nel 2014/15, a 7,2 milioni di sacchi, contro 7,8 milioni del 2013/14 e 8,9 nel 2012/13. L’export di solubile si manterrà costante a 1,8 milioni di sacchi.