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venerdì 22 Novembre 2024
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Dehors a Milano: l’80% diventa permanente

Fabio Acampora, vicepresidente dell’Associazione dei pubblici esercizi: "Siamo soddisfatti anche perché sino alla fine dell’anno avremo uno sconto del 20 % su tutte le aree concesse. In compenso, è in vigore una nuova normativa che ha rivisto le misure e le distanze, per esempio dagli alberi e dai dissuasori di sosta, per cui in certe aree è più difficoltoso occupare".

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MILANO – Il nuovo modello di città adottato dopo la pandemia proseguirà anche dopo la cessione dell’emergenza sanitaria. I ristoratori sono pronti a pagare la tassa del suolo pubblico. Molti esercenti chiedono che i dehors allestiti l’anno scorso diventino permanenti. La previsione di Epam è che ne resteranno verosimilmente solo l’80% (circa 2.500 su 3.500 concessioni straordinarie). Riportiamo di seguito l’articolo di Laura Vincenti per Il Corriere della Sera. 

Dehors: il futuro è all’aperto

MILANO – Milano come Parigi, tutta un pullulare di tavoli all’aperto. Il nuovo modello di città ridisegnato dalla pandemia sembra destinato a proseguire anche dopo la fine dell’emergenza: i milanesi vogliono stare fuori, non solo in estate, e i locali si adeguano.

Fotografia di un fenomeno consolidato arriva anche nel primo vero weekend di sole e caldo, battezzato dal primo vero pienone di turismo a riempire la città.

Ma per capire la tendenza di oggi bisogna fare un piccolo passo indietro: nel 2020, con lo scoppio della pandemia, il Comune non solo ha sospeso la Cosap, ovvero il canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche, ma ha dato anche la possibilità agli esercenti di allargare i dehors e, a chi non aveva lo spazio all’aperto, di allestirne uno nuovo gratuitamente.

Dal primo aprile, però, con la fine dell’emergenza, la tassa è tornata a pagamento e gli esercenti hanno avuto tempo fino al 15 aprile per presentare la domanda per continuare a occupare il suolo pubblico e trasformare i dehors temporanei in permanenti.

La previsione di Epam è che ne resteranno verosimilmente l’80% (circa 2.500 su 3.500 concessioni straordinarie): alcuni spazi all’aperto dovranno essere smantellati perché non rispettano i requisiti.

“Siamo soddisfatti — racconta Fabio Acampora, vicepresidente dell’Associazione dei pubblici esercizi — anche perché sino alla fine dell’anno avremo uno sconto del 20 % su tutte le aree concesse. In compenso, è in vigore una nuova normativa che ha rivisto le misure e le distanze, per esempio dagli alberi e dai dissuasori di sosta, per cui in certe aree è più difficoltoso occupare”.

E a questo proposito Epam ha già chiesto al Comune di revisionare alcuni di questi aspetti considerati troppo rigidi.

Rendere permanenti i nuovi dehors

Tra chi ha fatto domanda al Comune perché il dehors allestito l’anno scorso diventi permanente c’è Cristian Ardu, titolare della storica Trattoria del Pescatore, in zona Ripamonti.
“Per noi avere la possibilità di allestire i tavolini su carreggiata è stato un toccasana“, assicura. Per mantenere il distanziamento, il ristorante ha diminuito i coperti all’interno ma ne ha guadagnati una ventina all’esterno.
“A mio parere rendere permanenti i nuovi dehors, dove possibile, è un vantaggio sia per gli esercenti, perché i costi sono ragionevoli, sia per il Comune, che ha nuovi introiti”.
È ancora più categorico Beppe Grasso, titolare del Jazz Café al Sempione e della catena Bomaki:
“Gli spazi all’aperto sono il futuro: a mio parere, un locale che non ne ha è destinato a chiudere”. In questi anni sembra cambiato il modo di vivere dei milanesi: “Vogliono stare fuori, mangiare e bere all’aperto, anche se fa freddo”, conclude Grasso.

Insomma, sembra proprio che non si possa rinunciare ai plateatici.

“Il problema non è la Cosap — spiega Alessandro Antonini, titolare del Metropolis in via Vittor Pisani —. Se proprio devo muovere una critica, la faccio alla Tari che abbiamo continuato a pagare anche quando eravamo chiusi”.

E al proposito interviene ancora Fabio Acampora, che spiega: “Le agevolazioni che abbiamo avuto finora vanno bene ma non bastano. Anche perché ci sono molti locali che, materialmente, non hanno proprio la possibilità di aprire uno spazio all’aperto.”

“Come associazione chiediamo, allora, di intervenire sulla Tari, una tassa che paghiamo tutti, indistintamente. Se quindi dovessero esserci nuovi fondi da destinare alla categoria, vorremmo che andassero in questa direzione”.

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