MILANO – La storica azienda di torrefazione Saquella di Pescara, esprime il suo parere sulla mancata candidatura dell’espresso italiano all’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità a favore dell’opera lirica. La famiglia Saquella al completo desidera presentare nuovamente la domanda alla candidatura Unesco il prossimo anno. Riportiamo di seguito l’articolo scritto da Fabio Lussoso sul portale Rete8.
Saquella: “Appuntamento al prossimo anno per la candidatura Unesco”
PESCARA – “Siamo delusi dalle decisioni adottate dalla Commissione nazionale per l’Unesco, ma felici per la vicinanza e la partecipazione dimostrate da tantissimi italiani. Ringraziamo tutti coloro che hanno sottoscritto la candidatura del caffè espresso italiano a patrimonio immateriale dell’umanità. Ci riproveremo tutti insieme il prossimo anno”.
Enrico Saquella, presidente della storica azienda abruzzese di caffè fondata nel 1856, accetta con signorilità la scelta di presentare la candidatura dell’arte italiana dell’opera lirica al posto di quella, sicuramente spinta dal calore popolare, dell’espresso tricolore.
Ed è in perfetta sintonia con Giorgio Caballini di Sassoferrato e Luigi Morello, rispettivamente presidente e componente del consiglio direttivo del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, le cui parole sono eloquenti.
“Come avrete avuto modo di sentire o vedere dalla stampa abbiamo avuto un’altra battuta di arresto per la candidatura del nostro amato caffè espresso italiano. Non siamo ancora a conoscenza dei motivi che hanno portato il Consiglio direttivo della commissione nazionale italiana Unesco a scegliere la candidatura The art of the italian Opera Singing, ma andremo a capire che cosa è accaduto per darvene contezza. Riteniamo doveroso ripresentare la candidatura per l’anno 2023”.
“Abbiamo fatto quanto nelle nostre possibilità”, aggiunge Bianca Saquella, portavoce della quinta generazione in azienda, insieme ai fratelli Ilaria e Arnaldo.
“Ci è pervenuta una miriade di testimonianze da parte di quello che potremmo definire il popolo del caffè. Sui social, il tam-tam è stato incessante. Se avessero tenuto conto di questa forza e di questo entusiasmo, l’esito sarebbe stato diverso. Avremmo voluto giocarcela fino alla fine ai massimi livelli dell’Unesco, ma non è stato possibile.”
L’importante è perseverare
“Nessun rancore. La commissione guidata da Franco Bernabè, pur apprezzando e lodando il nostro lavoro, fatto di concerto con altre aziende italiane da Venezia a Napoli, come da slogan, ha preferito caldeggiare la candidatura della lirica. Da oggi, saremo noi i primi sostenitori dell’opera lirica, che rappresenta una parte importante della nostra cultura”.
Questo non toglie il fatto che l’espresso italiano continuerà a rappresentare un rito, una forma di convivialità che lo rende unico ad ogni latitudine.
Un patrimonio di tutti, tra i più noti al mondo. Non si può escludere che la scelta della commissione di puntare sulla lirica sia avvenuta sulla scia di tristi fatti bellici dell’Ucraina.
Lo si può evincere da quanto detto dal Ministro della Cultura Dario Franceschini: “Questa candidatura – ha osservato – arriva in un momento in cui le immagini del coro dell’Opera di Odessa che canta per strada il ‘Va Pensiero’ del Nabucco di Giuseppe Verdi, sotto la bandiera ucraina, sono ancora nitide ai nostri occhi”.