MILANO – Fondi di caffè per creare elettrodi “ecologici” più sensibili alle onde cerebrali. Sembra fantascienza, ma l’idea è già realtà stando a una ricerca presentata, in questi giorni, durante il meeting di primavera dell’American Chemical Society. Il materiale, ricavato dai residui di caffè, è stato utilizzato per fabbricare degli speciali rivestimenti che aumentano la capacità di rilevamento dell’attività cerebrale degli elettrodi.
E potrebbero dunque consentire misurazioni più precise dei livelli dei neurotrasmettitori.
L’idea è della professoressa Ashley Ross, del dipartimento di chimica dell’Università di Cincinnati. E della studentessa Kamya Lapsley.
“Avevo letto degli studi sull’uso dei fondi di caffè nella produzione di carbonio poroso per l’accumulo di energia. E ho pensato che avremmo potuto utilizzare questo materiale conduttivo nel nostro lavoro di rilevamento neurochimico” spiega la professoressa Ross.
“Ho anche pensato che ciò sarebbe stato un ottimo pretesto per comprare tantissimo caffè” aggiunge la Ross, che ammette di essere, come buona parte del suo team di ricerca, una grande amante della bevanda.
I microelettrodi tradizionali, utilizzati dai neuroscienziati, sono costituiti da sottilissimi fili in fibra di carbonio ammassati insieme. Il processo di fabbricazione è complicato e costoso e richiede l’utilizzo di sostanze chimiche piuttosto aggressive.
Secondo Ross, fabbricare gli interi elettrodi con carbonio ricavato dai fondi di caffè sarebbe più semplice e rispettoso dell’ambiente
Il primo passo in questa direzione è consistito nell’utilizzare il materiale ricavato dai fondi di caffè per realizzare un rivestimento per elettrodi tradizionali.
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