MILANO – Dopo le turbolenze della settimana scorsa, i mercati del caffè tornano a salire. Il contratto per scadenza maggio dell’Ice Arabica ha chiuso ieri, lunedì 21 marzo, a 224,65 centesimi, in ulteriore ripresa di 460 punti rispetto alla seduta di venerdì. A favorire i rialzi, il forte apprezzamento del real. Sempre ieri, infatti, la moneta brasiliana è volata ai massimi degli ultimi 8 mesi e mezzo sul dollaro.
L’outlook economico del Brasile appare buono: le filiere produttive (fatta eccezione per i fertilizzanti) non sono dipendenti dalla Russia e l’impatto della guerra si farà sentire solo indirettamente, sostengono gli analisti.
La settimana trascorsa, la borsa newyorchese aveva registrato forti oscillazioni perdendo 765 punti martedì, 15 marzo, e guadagnandone 635 mercoledì 16, per chiudere a 217,50 centesimi. Ai lievi ribassi di giovedì (-140 punti) ha fatto seguito la ripresa a cavallo della settimana, che ha riportato ai massimi dalla fine della prima decade.
Dopo essere scese sotto la soglia psicologica del milione di sacchi il (992.285 sacchi, il 7 marzo), le scorte certificate sono state parzialmente reintegrate nelle ultime due settimane. E sono attualmente pari a 1.111.056 sacchi.
Gli stock di caffè brasiliano sono tornati a superare quelli dell’Honduras, con 534.694 sacchi contro 477.519.
Analogo l’andamento di Londra, anche se con oscillazioni meno pronunciate. Il contratto per scadenza maggio dell’Ice Robusta ha toccato un minimo di 2.081 dollari il giorno 15, per risalire l’indomani a 2.148 dollari.
Due rialzi consecutivi hanno riportato il benchmark a quota 2.175 dollari nella seduta di ieri.
La situazione internazionale pone due ordini di problemi ai mercati del caffè
Da un lato, il timore di un aggravarsi della crisi economica, con ripercussioni sulla crescita mondiale e sui consumi: una vera doccia fredda, che arriva proprio nel momento in cui l’allentarsi della stretta pandemica sembrava prefigurare il ritorno progressivo alla normalità.
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