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COSTA RICA – Effetto roya: produzione ai minimi degli ultimi 37 anni

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MILANO – La roya continua a riscuotere il suo pesante tributo in Costa Rica. Secondo il report annuale diffuso dalla rete informativa globale di Usda, la produzione di caffè scenderà quest’anno ai minimi degli ultimi 37 anni.

Gli esperti del servizio estero del minagricoltura statunitense stimano infatti il raccolto 2013/14 in 1.428.833 sacchi da 60 kg, in calo del 13,8% rispetto all’annata precedente.

Il dato supera comunque le stime iniziali, che avevano prefigurato un calo produttivo del 15%. Pessimistiche anche le previsioni per il 2014/15. Secondo il report, il prossimo raccolto segnerà un’ulteriore flessione risultando pari a 1.380.000 sacchi.

La ruggine del caffè ha infierito duramente sull’industria costaricana, costringendo i produttori delle aree più colpite – in particolare i cantoni di Coto Brus, nel sud del paese, e di Perez Zeledon, nella regione di  San José – a interventi drastici di potatura degli arbusti.

Lo stato ha sin qui stanziato una quarantina di milioni di dollari per affrontare l’emergenza. Circa la metà della somma suddetta andrà a sostegno dei coltivatori durante i periodi di improduttività. L’altra metà servirà a finanziare gli interventi di rinnovo e la ristrutturazione dei debiti.

Lungaggini e intoppi burocratici hanno tuttavia ritardato l’erogazione di questi fondi.

Forte inoltre l’impegno dell’Istituto del caffè della Costa Rica (Icafé), che ha fornito assistenza tecnica e input agricoli ai coltivatori.

Ad aggravare la situazione ci si è messo anche il clima anomalo, con un lungo periodo di siccità lo scorso anno, che ha complicato l’applicazione dei fertilizzanti, ritardato la fioritura e inciso negativamente sulle rese, sia in termini quantitativi che qualitativi.

I produttori sono sin d’ora preoccupati per il prossimo raccolto, poiché lo stesso paradigma climatico si sta riproponendo anche quest’anno.

Sempre in declino l’export, passato da 1.421.803 sacchi nel 2011/12 a 1.398.183 sacchi nel 2012/13. Quest’anno gli imbarchi scenderanno a 1,2 milioni di sacchi e per il 2014/15 è previsto un ulteriore calo a 1,14 milioni.

Ancora più vistosa la flessione a valore. Nel 2012/13, per effetto del calo dei prezzi, i proventi derivanti dalle esportazioni sono diminuiti di un terzo fermandosi a 307,8 milioni di dollari. Il caffè è oggi soltanto la terza voce dell’export agricolo sopravanzato da banane e ananas.

Sulle minori esportazioni ha inciso infine l’incremento dei consumi interni, che dopo un periodo altalenante sono tornati a crescere lo scorso anno.

Il dato pro capite (4,29 kg annui per abitante) è uno dei più elevati tra i paesi produttori. Dal 2008, la Costa Rica ha iniziato a importare caffè (soprattutto dai paesi vicini) per far fronte alle necessità dell’industria nazionale.

Le importazioni hanno raggiunto un picco nel 2011 segnando, successivamente, un trend discendente, anche per effetto delle diverse strategie di acquisto dei torrefattori.

Quest’anno dovrebbero limitarsi a 25.000 sacchi, ma il calo produttivo previsto potrebbe portare a forti incrementi nel prossimo futuro.

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