MILANO – Export brasiliano in netta ripresa ad aprile. Secondo i dati contenuti nel report mensile del Consiglio degli esportatori brasiliani di caffè (Cecafé), gli imbarchi del primo produttore mondiale hanno segnato, il mese scorso, consistenti incrementi superando i 3 milioni di sacchi.
Le esportazioni di caffè in tutte le forme verso tutte le destinazioni sono state pari infatti a 3.006.248 sacchi, con un incremento dell’8,3% (+230.154 sacchi) rispetto ad aprile 2013 (cliccare sulle tabelle per ingrandirle, utilizzare il tasto indietro del browser per tornare all’articolo).
Alla voce caffè verde corrisponde un volume di 2.732.368 sacchi (+10,9%), di cui 2.532.541 sacchi di arabica (+8,0%) e 199.827 sacchi di robusta (+69%).
L’export di caffè trasformato segna invece un calo del 12,5%, risultando pari a 273.880 sacchi, di cui 272.701 di solubile (-12,2%) e 1.179 sacchi di torrefatto (-50,9%).
A tali volumi corrisponde un valore fob di 520,986 milioni di dollari, in crescita del 5,3%, per un prezzo medio per sacco di 173,30 dollari, inferiore – nonostante il forte aumento dei prezzi del verde sui mercati internazionali – del 2,7% rispetto a quello riscontrato nello stesso mese dell’anno scorso.
Nei primi 4 mesi dell’anno solare, le esportazioni in tutte le forme sono state di 11.452.977 sacchi (+12,8%), per un valore di 1.572.783.648 dollari (-8,3%).
L’export di caffè verde è stato di 10.369.357 sacchi (+15,4%), di cui 9.768.236 di arabica (+11,9%) e 601.121 di robusta (+136%).
Le esportazioni di caffè trasformato raggiungono quota 1.083.620 sacchi (6,8%), di cui 1.078.075 di solubile (-6,7%) e 5.545 di torrefatto (-29,7%).
Ben 2.545.302 sacchi sono costituiti da caffè differenziati (principalmente arabica), con un incremento del 61,2% rispetto ai primi 4 mesi del 2013. I caffè differenziati costituiscono il 22,2% a volume e il 29,8% a valore del totale dell’export in tutte le forme.
Come è possibile vedere nella tabella sottostante, Usa e Germania rimangono le principali destinazioni dell’export brasiliano, con un consistente incremento dei volumi rispetto all’anno passato.
Nonostante una flessione del 5,5%, l’Italia rimane il terzo mercato più importante seguita da Belgio e Giappone.