MILANO – Il riconoscimento Unesco non è cosa banale o scontata ma il risultato di un lungo lavoro che èiniziato nel 2015. Luigi Morello, presidente del Comitato scientifico del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, adesso può tirare il fiato ed essere soddisfatto: “Sicuramente è un passo importante per l’Italia e per tutto il mondo dell’espresso italiano.”
C’è voluto un grande impegno e tanti incontri che hanno portato sino a questo punto. Lo racconta ancora Morello: “E’ stato un processo durato diversi anni che ha visto mettersi in campo molte energie e tantissima diplomazia per superare tutti gli scogli di tipo burocratico, politico e campanilistico.”
Morello però ci tiene a sottolineare: “Il presidente del Consorzio resta a tutti gli effetti il Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato. Nel 2015 tutto è partito da una sua intuizione: c’era al principio e ci sarà alla fine. Ed è particolarmente contento, come tutti. Al di là delle trattative, questo è stato il risultato migliore che potevamo ottenere. La candidatura è stata una sola, quella del caffè espresso italiano tradizionale a cui è stata integrata quella del caffè napoletano.”
Morello, cosa diranno domani gli addetti ai lavori da un lato, e dall’altro i consumatori di questa conquista?
Precisa Luigi Morello: “Penso che saranno più entusiasti i consumatori finali degli operatori. Perché non tutti ci credevano fino in fondo. Un gruppo di persone e di aziende ha spinto con determinazione questo processo, ma non un comparto intero. Tutto probabilmente cambierà quando ci si renderà conto della potenzialità di questo riconoscimento, per rinvigorire il discorso dell’espresso facendolo rivalutare e trasmettendo la qualità della tazzina.
Questa è l’occasione per far riconoscere il vero espresso italiano al bar, parlare e promuovere un caffè che è più di semplice caffeina.”
Tutto questo provocherà un’ingresso di nuovi iscritti nel comitato, innescherà un nuovo movimento, secondo lei?
“Dobbiamo assolutamente fare in modo che avvenga. Collaborando tutti insieme e dialogando su tutti i fronti, andando nella stessa direzione. Dobbiamo fare meglio. I prossimi passi riguarderanno proprio la comunicazione univoca e coordinata di questo nuovo traguardo.”