MILANO – Per la Colombia, il 2011 doveva essere l’anno della ripresa produttiva. Ma le previsioni iniziali sono state smentite, ancora una volta, dai dati a consuntivo. Secondo le statistiche riportate nel consueto report mensile della federazione nazionale dei produttori di caffè, diffuso lunedì a Bogotá, la produzione colombiana di caffè ha subito infatti, nell’anno solare appena concluso, un consistente ridimensionamento (-12%) scendendo a 7.809.000 sacchi a fronte di una produzione di 8.923.000 sacchi nel 2010. Stabile l’export, che si attesta a 7.730.000, inferiore di appena l’1,18% al dato 2010 di 7.822.000 sacchi.
Colombia: il forte calo produttivo va imputato, in primo luogo, alle avversità climatiche, che hanno colpito il paese per due anni consecutivi
Arrecando danni alle infrastrutture, ma ripercuotendosi anche direttamente sulla produttività delle piante. A ciò va aggiunta la forte contrazione della superficie produttiva in conseguenza del programma di rinnovo degli arbusti, che ha interessato, tra il 2009 e il 2011, circa 300 mila ettari (di cui ben 117 mila rinnovati l’anno scorso). Cresce, in compenso, per effetto dei prezzi in forte ascesa, il valore del raccolto, che è stato pari, nel 2011, a 2,595 miliardi di dollari, ossia il 13% in più rispetto al 2010.
“Fortunatamente, i maggiori introiti dei produttori hanno attutito le conseguenze negative della difficile condizione climatica che la Colombia e il settore caffeario hanno incontrato nell’anno trascorso” ha dichiarato Luis Genaro Muñoz Ortega, direttore esecutivo Fedecafé. “Siamo soddisfatti del volume totale delle aree rinnovate con varietà resistenti alla ruggine del caffè attraverso l’attuazione dei differenti programmi della federazione, con indici di realizzazione prossimi o superiori al 90%” ha aggiunto Muñoz. L’intensificazione del programma – si legge ancora nel rapporto – riflette la decisione del settore di sviluppare una caffeicoltura “climaticamente intelligente, giovane, produttiva e redditizia, nell’intento di trovarci preparati dinnanzi all’imprevedibilità degli sviluppi climatici”.