MILANO – Una riflessione dedicata alle città d’arte italiane, dove il turismo ha da sempre avuto un ruolo principe per far muovere l’economia e riempire i pubblici esercizi, arriva dal direttore generale di Fipe –Federazione italiana pubblici esercizi– Roberto Calugi, che lancia un allarme raccolto da agenpress.it, e che noi condividiamo. Sono tanti, troppi, i posti di lavoro che rischiano di perdersi a causa della crisi sanitaria ed economica. La necessità è quella di intervenire a sostegno di questi gioielli del made in Italy che soffrono le misure governative per limitare i contagi. Un problema che si estende a tutta la categoria, così come ha annunciato sostenuta anche da AGRIM – Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate – la stessa Fipe.
Fipe, inizia Calugi che si spende per le aziende italiane
“Nelle città d’arte e in particolare nei centri storici, la situazione è tornata di grandissima crisi. Solo nel 2020 hanno chiuso in Italia 20mila aziende in Italia tra i pubblici esercizi e nel 2021 ne stimiamo altrettante. Mancano i turisti, il ritorno dello smart working impatta e le attività chiudono. E a questo vanno aggiunte le chiusure temporanee a causa di Covid o quarantene”.
“Saltano le aziende di catering, i ristoranti di aeroporti e stazioni, le mense per non parlare di discoteche e sale giochi. Stiamo chiedendo al governo almeno la proroga della Cig Covid. Dal primo gennaio è scaduto il divieto di licenziamento ma se non si riescono a tenere le aziende in piedi si è costretti a licenziare decine di migliaia di persone”.
Sul fronte della ristorazione
Secondo Calugi il settore va a due velocità, “i ristoranti di quartiere, per esempio, tengono meglio, nei centri storici delle città d’arte c’è grande sofferenza”.
Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi lancia l’allarme e lo fa insieme alla sua associata AIGRIM – Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate
“Se il Governo non interverrà con una proroga degli ammortizzatori Covid sono a
rischio altri 50mila posti di lavoro solo nel settore dei pubblici esercizi”.
In seguito all’esaurimento degli effetti della Cassa integrazione Covid, scaduta lo scorso 31 dicembre e che, se non prorogata, rischia di generare gravi ripercussioni sulla tenuta occupazionale del settore, a fronte del perdurare delle difficili condizioni sanitarie causate dalla pandemia. Migliaia di posti di lavoro a rischio, dunque, e l’ulteriore dispersione delle competenze presenti nel comparto, già messo a durissima prova da due anni di pandemia.
La richiesta di ulteriori 13 settimane di cassa Covid, riguarda soprattutto quelle attività che più di altre stanno subendo le conseguenze delle limitazioni e dall’incertezza creata dal risalire della curva dei contagi.
In particolare i pubblici esercizi presenti nelle città d’arte, colpiti dalla mancanza di turismo internazionale, alle attività di catering e banqueting, legate a cerimonie ed eventi, alla ristorazione collettiva, penalizzata anche dal massiccio ricorso allo smart working, e quella commerciale, svolta soprattutto lungo gli accessi turistici del Paese: aeroporti, stazioni ferroviarie, aree di servizio autostradali. A queste fattispecie si aggiunge la drammatica situazione delle discoteche e dei locali di intrattenimento ad oggi nuovamente chiuse, e le difficoltà delle sale gioco lecito, pesantemente colpite dalle misure di restrizione.
“Le catene della ristorazione in viaggio – aggiunge Cristian Biasoni, presidente di AIGRIM – in particolare nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, stanno soffrendo in modo particolare della recrudescenza della pandemia. Così come la ristorazione che beneficiava ampiamente dei flussi turistici. Inoltre, per la ripartenza dello smart working, anche i normali flussi dei pendolari si stanno riducendo notevolmente”.
“La Fipe – conclude il presidente Lino Enrico Stoppani – chiede queste misure urgenti per evitare dolorose iniziative di “legittima difesa” che porterebbero a licenziamenti e a drastiche riduzioni di posti di lavoro, con gli annessi problemi sociali e le prospettive per un settore strategico per l’economia del Paese. È indispensabile, invece, preservare le competenze professionali del settore per consentire la ripresa delle attività in sicurezza quando questa fase critica sarà superata”.