LECCE – Antonio Quarta torna a fare notizia nell’intervista di Maddalena Mangiò su ledicoladelsud.it, in cui l’imprenditore salentino figlio del fondatore dell’azienda Quarta Caffè, Gaetano, commenta il contesto attuale che è caratterizzato dalla sfida dell’aumento dei prezzi e della sostenibilità: due temi affrontati dall’impresa di famiglia con uno sguardo sempre rivolto al futuro, insieme ai figli Gaetano ed Edoardo.
Quarta: «La mia principale preoccupazione non è il Covid, ma l’aumento del costo delle materie prime e gli sprechi»
Per Antonio Quarta, figlio di Gaetano fondatore dell’azienda Quarta Caffè, entrato nel l’impresa di famiglia quando aveva i “pantaloni corti”, che ancora guida con i suoi figli Gaetano ed Edoardo Quarta, la pandemia sta spostando l’attenzione dalle criticità che attraversano l’economia, pur essendo queste le vere spine nel fianco delle famiglie e delle imprese.
Dottore Quarta, cosa si aspetta da questo 2022?
«Rispetto all’anno scorso ci troviamo in una situazione in fase di miglioramento. Nel 2020 c’era il lockdown, il coprifuoco alle 22, locali chiusi. Sono vicino alle problematiche dell’horeca (acronimo di albergo, ristorante e bar, ndr) che, purtroppo, viene subito colpita per far presa sull’opinione pubblica perché la politica ha bisogno di dare l’idea che si stia facendo qualcosa. Comunque, grazie anche ai vaccini, quest’anno stiamo meglio, ma paghiamo le conseguenze della pandemia per i no vax».
Quindi prospettive più rosee?
«Un attimo. Ancora non siamo ritornati ai livelli del 2019. Il 2021 l’abbiamo chiuso con un decremento. C’è stata una ripresa nel 2020, ma non è stata sufficiente a farci recuperare quello che il settore ha perso. Ci sono bar in prossimità di uffici il cui
personale è ancora in smart working, sono cambiate le abitudini e la colazione non
si fa più fuori casa: ci sono ancora molte cose che devono tornare alla normalità».
Solo questo?
«Quest’anno si aggiunge la preoccupazione per l’aumento dei prezzi: per le famiglie e le
imprese. Distratti dall’emergenza sanitaria c’è chi ancora non si è reso conto di qual è la portata della ripresa dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi: sia all’ingrosso che al dettaglio, ma soprattutto dell’elettricità e del gas che peseranno sulle famiglie
e sulle imprese».
Quali conseguenze prevede?
«Sono in azienda da quando ero adolescente, ma è la prima volta che vedo l’aumento del cento per cento delle voci. A livello globale, tanto più sono giustificati, tanto più si insinua la speculazione. Soltanto per far funzionare le nostre quattro torrefattrici, per tostare il caffè, da un costo di 250mila euro si passerà a 700mila: secondo la nostra proiezione. Se l’aumento dei costi non rientrerà, nel 2023 saremo in recessione».
Soluzioni?
«Il primo tesoretto a cui fare riferimento sono sempre gli sprechi, quindi è importante cambiare mentalità. E stile di vita. Dobbiamo basare la nostra esistenza non sul superfluo, ma sull’essenziale. Una società ha bisogno di sani consumi. C’è una nuova categoria di stupidi, ambientali ed economici: è logico mantenere l’auto accesa sul ciglio della strada mentre si parla al telefonino? Abbiamo un doppio primato di stupidità: ci impoveriamo e inquiniamo».
E poi?
«Sono infastidito anche da quegli imprenditori che cavalcano l’ambientalismo per farsi pubblicità. Io ho cominciato quarant’anni fa quando feci la prima iniziativa ambientalista nel Salento distribuendo 250mila sacchetti di carta riciclata, ai supermercati. Poi ho creato un’azienda ecocompatibile, cito l’ultimo prodotto: le capsule cento per cento vegetali. Le soluzioni passano dall’attenzione per l’ambiente, alla lotta agli sprechi».