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venerdì 22 Novembre 2024
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Gran caffè Saicaf di Bari, la chiusura fantasma: «È abusivo», eppure continua a restare aperto

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BARI – Sulla carta la chiusura è ormai vecchia di una settimana, di fatto però il locale è ancora aperto e perfettamente funzionante. Comincia ad assumere i contorni di un «giallo» l’ordinata chiusura ingiunta dal Comune al nuovo gestore del Gran Caffè Saicaf all’angolo tra corso Cavour e via Dante.

La motivazione ufficiale è che i nuovi titolari dell’attività (alla vicenda è estranea la proprietà del marchio e dei locali, la torrefazione Saicaf della famiglia Lorusso) avrebbero aperto il locale senza alcuna autorizzazione, avrebbero eliminato due alberi dal marciapiede antistante (forse prevedendo di installare un gazebo) e, inoltre, realizzato opere di ristrutturazione non conformi ai permessi.

Tuttavia, fino all’altra mattina, il bar era ancora aperto. Il motivo è presto detto. Ufficialmente il gestore non è venuto a conoscenza del provvedimento. Il titolare dell’attività – pur avendo risposto alle domande dei giornali precisando che «mancava solo un pezzo di carta» e che quindi «non avrebbe chiuso» – non ha mai avuto la «fortuna» di incontrare i vigili incaricati della notifica.

Tutte le volte che si sono recati in corso Cavour, gli agenti della Polizia municipale non lo hanno mai trovato. Venerdì, quindi, hanno provato a notificare la chiusura a un dipendente che, peraltro, ha rifiutato. Ma pare che così l’adempimento si sia ugualmente perfezionato.

La Ripartizione attività economiche ha inviato due raccomandate, una presso la sede della società, l’altra presso la residenza del titolare, a Taranto. Ma per la legge basta una notifica, sia pure al dipendente che rifiuta.

E qui c’è un altro aspetto. In ogni attività, se non c’è il titolare, ci dovrebbe essere un preposto: per intenderci, non è possibile che un’attività sia sempre «scoperta» di responsabilità. Ma vediamo quali saranno i prossimi atti, perché la questione non è finita. Ieri mattina i vigili hanno scritto alla Ripartizione attività economiche per chiedere cosa fare.

«La fase dell’esecuzione coattiva è cosa ben diversa dalla notifica dell’ordinanza» spiega il comandante dei vigili, Stefano Donati. Infatti, – una volta ricevuta notizia della notifica – il direttore delle Attività economiche, Nicola Marzulli, dovrà emettere un nuovo provvedimento ai sensi del testo unico di pubblica sicurezza, che dà tre giorni al titolare per ottemperare: diversamente scatterebbero l’esecuzione coatta e la denuncia per non aver obbedito a un ordine dell’autorità amministrativa.

E chissà che in questo frangente, non arrivi un ricorso urgente al Tar con richiesta di decreto cautelare monocratico che fermerebbe tutto fino alla prossima camera di consiglio. Dunque, altra «proroga » della chiusura.

Sorge spontanea una domanda: se lo stesso provvedimento avesse riguardato un locale diverso (come è già accaduto) sarebbe andata allo stesso modo? La risposta è sotto gli occhi di tutti. E la cronaca recente dimostra il diverso trattamento riservato ai gestori di Bari vecchia per la storia dei gazebo. Ma questa è forse u n’altra storia. Oppure no.

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