Qualche tazzina al giorno per ridurre i rischi di ammalarsi. Ma c’è anche chi sostiene il contrario
MILANO – Nel 2010, in tutto il mondo, erano 285 milioni. E, solo in Italia, se parliamo dei casi diagnosticati, le ultime cifre parlano di circa 3 milioni di individui, ovvero il 4,9% della popolazione. Un numero esorbitante destinato ad aumentare se si pensa che oltre un milione di nuovi probabili casi, all’incirca l’1,6% della popolazione, non è ancora stato diagnosticato.
PREVISIONI INQUIETANTI – Sono gli inquietanti numeri riguardanti i malati di diabete di tipo 2 (o diabete mellito), la forma di diabete più diffusa tra chi soffre di questa malattia, che colpisce con un’incidenza del 90%.
– E le stime, a livello mondiale, non lasciano presagire nulla di buono. Entro il 2030, infatti, secondo i calcoli della International Diabetes Federation, il numero di malati potrebbe raggiungere quota 438 milioni. Il che significa circa 21 mila nuovi casi annui.
BUONE NOTIZIE PER GLI AMANTI DEL CAFFE’ – Ma a quanto pare, dal fronte della ricerca, ci sarebbero anche buone notizie. Perlomeno, per i molti amanti del caffè.
– Secondo uno studio condotto dalla Harvard School of Public Health e pubblicato sulla rivista scientifica «Diabetologia», bere più caffè non solo appagherebbe il desiderio degli habituè di una delle bevande più diffuse al mondo, ma contribuirebbe a ridurre i rischi di ammalarsi di diabete di tipo 2. Per la precisione, nell’ordine dell’11% rispetto a chi non ne assume.
– E non è tutto: chi si limiterebbe ad una tazzina al giorno o alla più casta e totale astinenza, vedrebbe aumentare il rischio di sviluppare il diabete mellito del 17%.
I NUMERI DELLO STUDIO – Sono questi, infatti, i risultati delle analisi dei consumi di caffè di 48.464 donne del Brigham and Nurses Health Study (1986-2006), di 47.510 donne del Nurses’ Health Study II (1991-2007), e di 27.759 uomini. Di questi, 7.269 i pazienti che nel periodi presi in questione si sono ammalati di diabete.
– Il tutto è stato attentamente monitorato e valutato a cadenza quadriennale mediante questionari. E quello che ne è venuto fuori, secondo gli studiosi, lascerebbe adito a pochi dubbi: «Per la maggior parte delle persone il caffè può avere benefici per la salute».
LE CERTEZZE DEGLI STUDIOSI – A sostenerlo è Frank Hu, autore senior dello studio, che però precisa: «Ma il caffè è solo uno dei molti fattori che influenzano il rischio di diabete. Ancora più importanti sono il controllo del peso e l’attività fisica».
– Gli fa eco anche Shilpa Bhupathiraju, primo autore del lavoro: «Un maggior consumo di caffè è associato con un più basso rischio di diabete 2. Inoltre i dati forniscono nuove prove che i cambiamenti nelle abitudini con il caffè possono influenzare il rischio di diabete di tipo 2 in un periodo relativamente breve di tempo».
LA “CONCORRENZA”: CAFFE’? ALTRO CHE BENEFICI… – Tuttavia, nonostante l’ottimismo dei ricercatori dell’Harvard School, bisogna pur fare i conti con gli studi della «concorrenza». Stando ad altri importanti lavori di ricercatori d’Oltreoceano, per esempio, l’abuso di caffeina lascerebbe dormire sonni tutt’altro che tranquilli.
– Secondo una ricerca dell’Università della Carolina del Sud realizzata lo scorso anno, infatti, è emerso che gli under 55 che bevono almeno quattro tazze di caffè al giorno vedrebbero aumentare notevolmente il rischio di mortalità precoce. Questo avverrebbe a causa di varie patologie correlate all’aumentato consumo di caffeina.
– Lo studio è stato realizzato analizzando circa 40 mila soggetti tutti di età compresa tra i 20 e gli 87 anni. Spulciando tra le loro abitudini alimentari è emerso che i grandi bevitori di caffè (si parla di circa 30 tazzine di caffè a settimana) il rischio di mortalità aumenterebbe fino al 56% in più rispetto a chi si limita alle canoniche 2-3 tazzine giornaliere e anche meno.
– Il consiglio, quindi, è quello di attenersi sempre al buon senso, in attesa di ulteriori studi che confermino, magari in via definitiva, l’una o l’altra tesi.
Fonti: diverse