MILANO – Nestlé intende applicare l’iniziativa Minder sulle retribuzioni dei manager attraverso un modello combinato a due fasi: l’assemblea degli azionisti sarà chiamata a votare in modo vincolante su un preventivo globale delle remunerazioni per l’anno in corso, per poi successivamente esprimersi – solo in modo consultivo – sul rapporto delle remunerazioni relativo all’esercizio precedente.
Questo tipo di approccio è stato scelto per garantire trasparenza e certezza del diritto, spiega il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) Peter Brabeck in un’intervista pubblicata oggi dalla “Neue Zürcher Zeitung”. La prossima assemblea è in agenda il 10 aprile.
“Il sistema della proposta di preventivo è il migliore: solo così posso dire alla dirigenza che, oltre allo stipendio fisso, anche il bonus sarà assicurato, a patto che le prestazioni saranno sufficienti. Una votazione con effetto retroattivo sulle gratifiche comporterebbe invece una forte insicurezza”.
Secondo Brabeck nessun manager sarebbe infatti più disposto ad entrare nella direzione se gli venisse detto che il bonus non è certo. Non è inoltre da dimenticare che fra la fine di un esercizio e l’assemblea degli azionisti molte cose possono cambiare, per esempio in seguito allo scoppio di una crisi finanziaria: un’assemblea in aprile rischia così di decidere in modo molto diverso rispetto a quanto avrebbe fatto a fine dicembre. Per Brabeck si tratta di eliminare questi fattori di incertezza.
La nuova normativa comporta inoltre “un rafforzamento incredibile” del ruolo del presidente del Cda, che viene ora nominato non dallo stesso consesso, bensì direttamente dagli azionisti. “Se sono eletto quale presidente, il Cda non mi può rimuovere il giorno successivo. Questo significa però anche che il potere decisionale della società finisce all’estero, perché circa i due terzi delle nostre azioni sono in mani straniere. Questa è una delle conseguenze dell’iniziativa Minder che probabilmente non erano proprio volute”, osserva il 69enne.
In generale secondo Brabeck il mandato costituzionale sulle retribuzioni abusive non sta avendo “praticamente alcun influsso sulle remunerazioni”. Nestlé vuole rimanere competitiva in questo campo: se a livello internazionale i salari aumentano anche la multinazionale vodese deve adattarsi. “Presso Nestlé siamo relativamente modesti. Il livello delle nostre retribuzioni è del 50-75% di quello praticato da analoghe aziende del ramo, nonostante noi siamo 3-4 volte più grandi e presentiamo una maggiore complessità”.
Nel loro agire i dirigenti, continua Brabeck, non sono spinti dalla sete di denaro. “Ma non è facile quando qualcuno deve dire alla sua famiglia ‘ora andiamo in Svizzera e guadagniamo la metà'”. In questo caso vi è una reazione comprensibile da parte dei famigliari, come è comprensibile quando un cittadino normale scuote il capo riguardo agli stipendi dei top manager.
“Ho molta comprensione per quanto deciso dal popolo svizzero nelle ultime votazioni”, afferma l’austriaco Brabeck, che per il 2013 ha percepito compensi per 7 milioni di franchi. Prima del voto sull’iniziativa Minder vi è stata la “grande provocazione” di Daniel Vasella. E anche per quanto riguarda l’immigrazione di massa il manager dice di capire il popolo: a suo avviso non si è trattato di un no agli accordi bilaterali e all’apertura verso il mondo, bensì di un no al modo in cui in parte si abusa di questa apertura. A tal proposito Brabeck ha citato l’esempio del caso “Carlos”.
L’esito dell’iniziativa non è comunque “piacevole” perché ha portato incertezza, anche per i dipendenti di Nestlé. Ciò nonostante Brabeck rimane un “grande sostenitore della democrazia diretta, uno dei punti di forza della Svizzera”, perché anche se a volte se ne abusa nel 99,9% dei casi il popolo svizzero vota correttamente.