AREZZO – Scotta la tazzina di caffè e non è colpa del barista che lo l’ha preparata troppo calda. Il barista c’entra ma perché si prepara ad aumentare il prezzo, che dal 1 giugno salirà di dieci centesimi, con un prezzo di riferimento massimo che passa da un euro a un euro e dieci. Un’indicazione ovviamente, perché quello del nero bollente non è più un prezzo amministrato e ognuno pratica quello che vuole. Ma di solito i locali si adeguano ai suggerimenti delle loro associazioni di categoria.
Quella dell’Ascom non è ancora ufficiale, ma l’orientamento sembra lo stesso ben definito dopo l’assemblea dei titolari dei pubblici esercizi che si è svolta nei giorni scorsi.
Ritocco, come sempre capita in queste circostanze, anche per gli altri prodotti di caffetteria, ovvero cappuccino e pasta, che dovrebbero salire anch’essi di 10 centesimi, con soglia massima a un euro e 40 e un euro e 30.
L’adeguamento sarà probabilmente graduale
Secondo le stime dell’associazione commercianti non saranno più di una quindicina, i più prestigiosi, i caffè che inizialmente applicheranno le nuove tariffe, una parte di quelli che già adesso sono a quota un euro.
Probabile che progressivamente chi ora fa il prezzo di 90 centesimi passi a un euro. Si tratta del terzo ritocco del prezzo della caffetteria dall’introduzione dell’euro nel 2002. Il primo, a dire il vero, aveva preceduto l’avvento della moneta unica: 85 centesimi.
Poi il passaggio a quota 90, seguito da quello a un euro. In dieci anni, dunque, la tazzina è aumentata di 35 centesimi.