MILANO – La Colombia produce meno caffè e ne importa sempre di più: in calo i raccolti del massimo produttore mondiale di arabica lavati, che l’annata trascorsa ha anche importato quasi 1,8 milioni di sacchi per il mercato interno. Così i dati del rapporto semestrale del dipartimento Usa dell’agricoltura (Usda), redatto dagli specialisti dell’ufficio di Bogotá.
Il report rivede al ribasso tanto le stime per l’annata trascorsa, quanto le previsioni per quella in corso. La produzione 2020/21 è ora stimata in 13,4 milioni di sacchi: 900 mila in meno rispetto a quanto indicato nelle stime ufficiali di giugno.
Un eccesso di piogge e la maggiore nuvolosità hanno influito negativamente sull’andamento del raccolto.
Ma hanno inciso pure le difficoltà legate all’applicazione dei protocolli sanitari. I produttori sono stati, in parte, scoraggiati anche dalla crisi logistica e dagli scioperi.
E per quest’anno? La previsione di giugno è stata tagliata di 300 mila sacchi e portata a 13,8 milioni. Ad alimentare il pessimismo degli esperti di Usda è innanzitutto la variabile climatica.
L’Istituto colombiano di meteorologia (Ideam) dà infatti per probabile al 90% l’intensificarsi del fenomeno La Niña a cavallo dell’anno.
Le conseguenze? Maggiori precipitazioni nelle più importanti regioni di produzione della Colombia, che potrebbero ripercuotersi sulla fioritura e sul raccolto nella seconda metà dell’anno.
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