MILANO – Piove sul bagnato in Brasile e non ci riferiamo alla situazione meteorologica, bensì alle difficoltà logistiche, ora aggravate dallo sciopero del camionisti autonomi nel porto di Santos, scalo per il quale transitano oltre i tre quarti delle esportazioni del paese. A lanciare il grido di allarme è Cecafé – l’associazione degli esportatori brasiliani di caffè, i cui 120 associati contribuiscono a oltre il 90% dei volumi esportati dal paese.
Molte aziende di trasporto – sostiene Cecafé in una dichiarazione diffusa martedì e sottoscritta dai vertici dell’associazione – hanno ridotto i mezzi in servizio per timore di rappresaglie (danneggiamenti ai veicoli).
Una decisione che ha ulteriormente ridotto il flusso dell’export attraverso il porto di Santos. “Ci aspettiamo purtroppo nuovi ritardi e differimenti di scadenze negli imbarchi”.
Il tutto, come già detto, a fronte di una situazione già grave in Brasile, come nel resto del mondo
Il Covid-19 – continua Cecafé – ha posto numerosi problemi su scala globale. Tra questi, le chiusure dei porti, con conseguenti ritardi delle navi e una percepibile carenza di container.
Durante tutto il periodo della pandemia, i produttori, gli esportatori e tutte le altre figure connesse alla catena produttiva del caffè hanno lavorato intensamente per garantire l’approvvigionamento del mercato interno ed estero.
“Numerose misure preventive sono state adottate per mitigare l’impatto del Covid-19 e garantire la stabilità dei redditi e dell’occupazione.
Sfortunatamente, i nostri associati, così come la maggior parte del settore agroalimentare brasiliano, hanno dovuto far fronte a significative sfide logistiche per spedire i loro prodotti.
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