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sabato 02 Novembre 2024
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La barista combatte il gioco “No ai videopoker”

La titolare del bar "Tio Pepe" di Brescia ha deciso di rinunciare agli incassi delle slot: "Creano illusione e drammi familiari"

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BRESCIA – Ormai è difficile non trovarli in quasi tutti i locali pubblici, dai bar alle tabaccherie. Sono i videopoker, le slot machine e più in generale tutti gli altri videogiochi a cui sempre più persone si affidano con l’illusione di raggranellare qualche euro. Ci sono sindaci che li vorrebbero eliminare (a Montresta in provincia di Oristano) altri che ne hanno chiesto lo spegnimento durante la mattina per non far giocare i più giovani (a Verbania dove però l’azienda installatrice ha fatto ricorso ala Tar, ha vinto e ha chiesto al Comune un milione euro di risarcimento) eppure un altro metodo esiste: basta non installarli 300mila nel proprio locale o decidere di eliminarli.

Così ha fatto la signora Fiorella Bertoletti, titolare del bar “Tio Pepe” aperto da 20 anni lungo viale Venezia. «Per alcuni mesi ho avuto due di quelle macchinette all’interno del locale — racconta — poi ho deciso che era il momento di toglierle perché proprio non mi piacevano». Il motivo? «Può apparire esagerato — spiega — ma mi stressava il fatto di vedere persone che pure conoscevo spendere tanti soldi alla caccia di un premio che il più delle volte non arriva. C’è chi mi raccontava di giocare centinaia di euro al videopoker senza che la famiglia lo sapesse e non volevo più essere complice di un qualcosa che, seppur legale, porta problemi e disagi». Non è però l’unica motivazione.

«Non mi piacciono i perditempo — spiega sorridendo mentre si destreggia tra un caffè e un cappuccino — li considero così quelli che si inebetiscono per ore infilando monetine in una macchinetta e che poi si lamentano perché non riescono ad arrivare a fine mese». La sua decisione ha suscitato qualche mugugno tra i clienti: «I primi giorni protestavano chiedendomi una spiegazione — ricorda — poi hanno capito che non sarei tornata indietro e che le macchinette nel mio locale non ci sarebbero più state. Qualcuno ha capito, altri un po’ meno ma non è che non ci dorma la notte. Del resto sono liberi di andare a giocare da qualche altra parte».

Al posto delle due slot sono così arrivati due nuovi tavoli e il numero dei clienti non è diminuito. Come ha preso la sua marcia indietro la società installatrice? «Avevamo un accordo con il quale potevo scegliere di toglierli in qualsiasi momento quindi non ci sono stati problemi», spiega. Nessun pentimento nonostante sia venuta meno una fonte di guadagno. «Preferisco avere qualche entrata in meno ma vivere più tranquilla — ammette — Alcuni miei colleghi con la percentuale sugli incassi delle macchinette, che si aggira intorno al 5%, ci pagano il mutuo o l’affitto del locale. So di esercizi in grado di raccogliere dalle sole macchinette fino a 60mila euro all’anno».

Tanti gli aneddoti che la signora Fiorella ha raccolto dai colleghi durante i corsi di aggiornamento: «Uno mi raccontava che per il solo fatto di aver installato le macchinette nel suo locale si era visto concedere un “bonus” intorno ai 5mila euro. Ma quello che più mi ha fatto impressione è stata la candida “confessione” del titolare di un bar all’interno di una casa di riposo che voleva installare le macchinette. Per fortuna che poi la direzione gli ha impedito di farlo. S’immagini quanti anziani avrebbero rischiato di perdere quattrini al videopoker».

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